le sacre reliquie di Cristo
Le sacre reliquie della Passione di Gesù Cristo.
Le reliquie più ricercate erano indubbiamente quelle relative alla Passione ed alla Crocifissione di Gesù Cristo, intorno alle quali
fiorirono numerose leggende, tra cui quella, molto diffusa, secondo la quale S. Elena , madre
dell’imperatore Costantino
il Grande , recatasi a Gerusalemme nel 323 d.C., rinvenne, nascoste in un anfratto roccioso nei pressi della
città, la croce di Gesù e quelle di Disma e Gesta, i due ladroni che vennero
crocifissi assieme al Figlio di Dio sul Golgota.
La reliquia venne successivamente collocata in Santa Croce di Gerusalemme, ove è attualmente custodita ed è possibile ammirarla. Nel corso dei secoli, tuttavia, il numero delle reliquie della crocifissione aumentò progressivamente e quantunque Gesù si fosse immolato su una sola croce ed i chiodi con cui gli trafissero i polsi ed i piedi fossero stati tre o al massimo quattro, già nel XII secolo, in Europa, esposte nelle varie chiese e cattedrali, era possibile ammirare una decina di croci e non meno di ventisette chiodi!!.
La reliquia venne successivamente collocata in Santa Croce di Gerusalemme, ove è attualmente custodita ed è possibile ammirarla. Nel corso dei secoli, tuttavia, il numero delle reliquie della crocifissione aumentò progressivamente e quantunque Gesù si fosse immolato su una sola croce ed i chiodi con cui gli trafissero i polsi ed i piedi fossero stati tre o al massimo quattro, già nel XII secolo, in Europa, esposte nelle varie chiese e cattedrali, era possibile ammirare una decina di croci e non meno di ventisette chiodi!!.
" la 1^ Reliquia"
La sacra Sindone
La sacra Sindone
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La Sacra Sindone di Torino |
La
Sindone
di Torino, nota anche come Sacra o Santa Sindone, è un lenzuolo di lino conservato nel Duomo di Torino., e si ritiene, quello
usato per avvolgerne il corpo di Gesù dopo la crocifissione nel sepolcro.
Il termine "sindone" deriva dal greco σινδών (sindon), che indicava un
ampio tessuto, come un lenzuolo, e ove specificato poteva essere di lino di
buona qualità o tessuto d'India.
Anticamente "sindone" era legato al culto dei morti
o alla loro sepoltura, ma oggi il termine è ormai diventato sinonimo del
lenzuolo funebre di Gesù.
Le esposizioni
pubbliche della Sindone sono chiamate Ostensioni (dal latino ostendere, "mostrare").
La
Sindone
arrivò a Chambery che la porto dal
Medioriente il cavaliere della contea di Savoia, Goffredo di Charny , nel 1353 dopo
varie vicissitudini Margherita di Charny, figlia di Goffredo II, , verso il 1515
venuta in possesso del lenzuolo sacro lo vendette . nel 1535
al Ducato di Savoia nella persona del duca Carlo III
.Dopo diciotto anni la Sindone
lasciò Chambéry ed esattamente nel 1560 Emanuele
Filiberto, successore di Carlo III, dopo aver trasferito la capitale
del ducato da Chambéry a Torino decide di portarvi anche la Sindone.
Un’ipotesi dopo la verifica certificata con la tecnica radiometrica del Carbonio 14
eseguita nel 1988 si diffuse che fosse una copia fatta da Leonardo da Vinci.
Infatti il maestro toscano
amasse comparire, nelle proprie opere, celato sotto forme diverse, ed in questo
caso la somiglianza fra il volto di Leonardo e quella dell’uomo della sindone
sarebbe troppo forte per non pensare che sia stato lui stesso, per la prima
volta
"2 Reliquia "
la lancia di Longino |
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la lancia di Longino |
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la lancia di Longino
La lancia conosciuta
come Heilige Lance (Lancia Sacra) non è altro che la lancia di Longino ed
esposta nella Weltliche Schatzkammer (la Stanza del Tesoro) del palazzo dell’Hofburg a
Vienna. La lancia sarebbe giunta nelle mani di Maurizio, comandante di un
distaccamento dell’esercito romano noto come la Legione Tebana. fatto
uccidere dall’imperatore Diocleziano, perché difese i cristiani, per cui è nota
pure come la lancia di san Maurizio.
. La Lancia
di Longino passò a Costanzo Cloro e quindi a Costantino il Grande, il
quale, la brandì in occasione della
celebre battaglia di Ponte Milvio, durante la quale, nel 312 d.C., sbaragliò le
truppe di Massenzio (278 c. – 312) riportando una schiacciante vittoria
Nel medioevo, in verità, numerose furono le reliquie
identificate con la lancia di Longino.
Gli imperatori del Sacro Romano Impero,
ad esempio, da Ottone I
in poi, avevano fra le proprie insegne la cosiddetta Sacra Lancia (o Lancia del Destino),
e presto arrivarono ad identificarla con quella. Nella punta di questa Lancia
sacra fu incorporato un chiodo di ferro che sarebbe uno di quelli usati per
crocifiggere Gesù.
Ancora oggi essa è custodita a Vienna.
Un’altra reliquia della punta della lancia di Longino
raccolta dal re di Francia san Luigi
fu conservata con altre reliquie
attribuite a Gesù, come la corona di spine ed un frammento della Vera Croce, nella Sainte-Chapelle di Parigi fino alla Rivoluzione
francese, quando furono disperse dai rivoluzionari. .
La Lancia di Longino (Heilige
Lance), in seguito, passò da Carlo Magno (742 – Aquisgrana 814) agli imperatori
Sassoni, tra cui Ottone I il Grande (912 – Memleben 973), agli Hohenstaufen,
nella persona di Federico Barbarossa (1115 c. – 1190) ed infine agli Asburgo,
che la collocarono nella Stanza del Tesoro del palazzo dell’Hofburg a Vienna.
Una volta posta all’Hofburg, venne aperta una fenditura nella lama della lancia, all’interno della quale venne introdotto un chiodo ritenuto essere uno di quelli impiegati per crocifiggere Gesù. Nel 1909 Adolf Hitler (Braunau, Alta Austria, 1889 – Berlino 1945), allora ventenne, si recò in visita al palazzo dell’Hofburg per ammirare il tesoro degli Asburgo, esposto nella Stanza del Tesoro. L’attenzione del futuro dittatore venne attirata dalla Lancia di Longino e ne rimase talmente affascinato, quasi stregato, che sostò a lungo di fronte alla teca di cristallo che la custodiva.
La scritta incisa sulla lancia di Longino è: “ lancea et
clavus domini” ( lancia e chiodo del Signore) fu fatta imprimere dal Re , Carlo
IV, imperatore germanico del sacro impero
romano della casa di Lussemburgo ed il papa dell’epoca, Innocenzo VI, ne certificò l’autenticità e ne decretò la venerazione come
“ la Lancia della Passione”.
"3 Reliquia "
IL Santo Graal |
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Il sacro Graal |
La coppa reliquia è nota come
Il Graal o Santo Graal
Il termine graal designa in francese antico una coppa o un piatto e
probabilmente deriva dal latino medievale gradalis, con il significato di
"piatto", o dal greco κρατήρ
(kratḗr
"vaso").
In particolare secondo
la tradizione medievale il sacro Graal è la coppa con la quale Gesù celebrò l'Ultima Cena e nella quale Giuseppe d'Arimatea
raccolse il sangue di Cristo dopo la sua crocifissione. Proprio per aver
raccolto il sangue di Gesù, tale oggetto sarebbe dotato di misteriosi poteri
mistico-magici.
Gli antichi racconti sul Graal sarebbero stati imperniati
sulla figura di Percival e
Secondo una recente interpretazione, il sacro Graal deriverebbe da
"sang real", ovvero il sangue della discendenza di Gesù, sposato con
Maria Maddalena. La
Maddalena, assieme ad altre donne citate nei vangeli, dopo la
crocifissione sarebbe fuggita dalla Palestina su una barca per approdare in Provenza assieme al figlio avuto da Gesù.
Da questo pargolo illustre
deriverebbe la stirpe dei Franchi, che non
sarebbero stati altro che i discendenti della tribù ebraica di Beniamino nella
diaspora.
I primi re dei Franchi, i Merovingi, per
la loro facoltà di guarire gli infermi con il solo tocco delle mani, come il
Gesù dei vangeli, avrebbero avuto
l'appellativo di re taumaturghi,
ovvero guaritori,.
Tanti furono i calici che si identificano come quello conservato da giuseppe
d’arimatea, ma tra quelli sopravvissuti fino ad oggi e creduti essere il Graal,
uno si trova a Genova, nella cattedrale di san Lorenzo. E’
una coppa esagonale ed è conosciuta come
il sacro catino.
Un secondo Graal, secondo una versione di una cronaca
spagnola è
Il santo Cáliz della Cattedrale di Valencia.
Questo calice identificato con il Graal è il santo cáliz, una
coppa di agata
conservata nella cattedrale di Valencia. Essa è posta
su un supporto medievale e la base è formata da una coppa rovesciata di calcedonio. Sopra vi è incisa un'iscrizione
araba. Il primo riferimento certo al calice
spagnolo è del 1399, quando fu dato dal monastero
di San Juan de la Peña al re Martino I di
Aragona in cambio di una coppa d'oro.
Secondo la leggenda il calice di Valencia sarebbe stato portato a Roma da San Pietro.
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