'o diavule 'e Mergelline
'0 Diavule 'e Mergellina
Finalmente ci sono riuscito ad
andarlo a vedere da vicino, il famoso volto della donna raffigurante il diavolo
di Mergellina, dipinto su tela del pittore Leonardo Grazia da Pistoia.
E’ stata una calda domenica d’agosto, la città era quasi deserta e quindi si potette facilmente attraversare l’amata metropoli (la mia città Napoli) da un capo e all’altro senza ingorghi, e cosi senza fretta , perchè avevo necessità di non fare tardi per la visita prefissatami
( andare a vedere il famoso quadro “ ’o diavole ‘e Mergellina “),
per il fatto che si trattava di far visita in una chiesa, che aveva un orario fisso da rispettare per la celebrazione delle messe domenicali.
Faceva molto caldo fin dalle prime ore del mattino, era una di quelle domeniche soleggiate dell’estate napoletana, che invitano ad andare al mare od a sdraiarsi su qualche arenile ad abbronzarsi a prendere il sole. Il desiderio di osservare da vicino il bellissimo viso del diavolo di Mergellina era tanto che mi sobbarcai anche l’onere di sopportare quel caldo torrido, che sfiorava la temperatura di 36 – 38 gradi, ma ne valse la pena.
E’ stata una calda domenica d’agosto, la città era quasi deserta e quindi si potette facilmente attraversare l’amata metropoli (la mia città Napoli) da un capo e all’altro senza ingorghi, e cosi senza fretta , perchè avevo necessità di non fare tardi per la visita prefissatami
( andare a vedere il famoso quadro “ ’o diavole ‘e Mergellina “),
per il fatto che si trattava di far visita in una chiesa, che aveva un orario fisso da rispettare per la celebrazione delle messe domenicali.
Faceva molto caldo fin dalle prime ore del mattino, era una di quelle domeniche soleggiate dell’estate napoletana, che invitano ad andare al mare od a sdraiarsi su qualche arenile ad abbronzarsi a prendere il sole. Il desiderio di osservare da vicino il bellissimo viso del diavolo di Mergellina era tanto che mi sobbarcai anche l’onere di sopportare quel caldo torrido, che sfiorava la temperatura di 36 – 38 gradi, ma ne valse la pena.
la chiesa di santa Maria del Parto di Mergellina |
Il quadro è esposto nella
cinquecentesca chiesetta di Santa Maria del Parto, ubicata su una panoramica
terrazza, nei pressi della celebre baia di Mergellina,( come punto di
riferimento i famosi chioschi, divenuti poi di tipo di bar, e noti ora come gli
chalet del celeberrimo borgo di Mergellina).
Non dissertiamo, andiamo al dunque,
stiamo dicendo della famosa tela raffigurante
“ ‘o Diavole ‘e Mergellina “.
“ ‘o Diavole ‘e Mergellina “.
Dopo aver parcheggiato con il
grattino di un'ora e più nelle apposite striscie blue la macchina nell’omonima
via Mergellina , senza saperlo mi
trovavo proprio sotto la chiesetta e
mediante un’ ascensore, che era posto proprio sulla stessa strada qualche metro più avanti, al civico 9/bis, si
accedeva direttamente nell’androne della famosa chiesa, che custodiva oltre
alla celebre tela, anche, il magnifico sepolcro e tomba del poeta Jacopo
Sannazaro, che era stato proprietario dell’immobile, aveva desiderato
testamentariamente essere sepolto
nella chiesa da lui voluta ed edificata
e poi intitolata, dal suo poema , “De Partus Virginis” , (Il parto della
Vergine da cui la chiesetta prende il nome).
Guardando il quadro “ il diavolo di
Mergellina” si rimane estasiati dalla bellezza voluttuosa del bel viso con il
quale il pittore leonardo da Pistoia , seppe raffigurare il diavolo con
l’aspetto di un orribile mostro con il corpo a somiglianza di un immondo drago.
Dipinto " 'o Diavule 'e Margellina"
Opera di Leonardo Grazia di Pistoia originale nella chiesa di S. Maria del Parto |
La storia inerente il quadro è
presto narrata, e si rifà ad una leggenda napoletana relativa ad una storia
veramente avvenuta, riportata e scritta dalla giornalista e scrittrice, Matilde
Serao e ripresa poi dal letterato e storico, filosofo Benedetto Croce, per
affermare il concetto e per definire
ancor oggi una donna che reca solo
guai è :
“Bella come il Diavolo di Mergellina”.
“Bella come il Diavolo di Mergellina”.
La leggenda o meglio la storia,
narra che:
il vescovo di Ariano, Diomede Carafa,
ottenne una schiacciante vittoria sulla tentazione di una nobildonna napoletana
identificata in donna Isabella, Vittoria d’Avalos. Messer Diomede era
follemente innamorato di donna Isabella, bellissima nobile della Corte
Vicerale, per la quale scriveva infuocate lettere d’amore, ma lei cha aveva
fama di donna crudele e disamorata non faceva che sorridere delle sue lettere,
giocava con lui come il gatto col topo, lo illudeva, lo blandiva con le sue
arti, poi d’impeto lo cacciava nel più profondo sconforto “abituata a questi
sottili e malvagi godimenti, ella si compiaceva stringere quel cuore in una
mano di ferro,lo soffocava a poco a poco e poi ridandogli la vita carezzandolo
con mano leggiera e vellutata, si dilettava a far sussultare di dolore
quell’anima, gittandola bruscamente nella disperazione……Il mondo le maledice,
le disprezza, ma il mondo le ama, l’uomo le ama, così è, sempre, così, sempre,
sarà” (cosi descrive la storia la
Serao).
Donna Isabella dopo un anno di schermaglie
disse di amarlo e al povero Diomede sembrò di raggiungere l’estasi, ma breve fu
la stagione dell’amore, poco tempo dopo lo abbandonò per altri uomini. Diomede,
cieco pazzo d’amore non comprendeva, soffriva e si ubriacava di quella
sofferenza. La passione lo dilaniava, giorno e notte; alla fine si decise ad
ordinare un quadro al suo amico pittore Leonardo grazia da Pistoia, che avrebbe
dovuto dipingere un mostro orribile con il volto angelico della sua Isabella, insieme
ad un immondo demone tentatore,
e così ogni volta che l’avesse guardata
avrebbe provato solo ribrezzo ed orrore,
e così guarì. Sotto la tela vi fece apporre il motto ”Et fecit vittoriam
halleluja” alludendo sia al trionfo di San Michele che al suo.
Il viso della donna è dipinto così bene da apparire bello ed con un aspetto tanto voluttuoso che i
napoletani, come riporta Benedetto Croce in “Storie e Leggende Napoletane”
edito nel 1919, ne rimasero affascinati a tal punto che ancor oggi definiscono una donna, che reca solo guai
è “Bella come il Diavolo di Mergellina”.
Una copia della tavola, attribuita allo stesso Leonardo da Pistoia, è esposta
presso il Museo – Convento di San Francesco dei Frati Minori Conventuali di
Folloni frazione di Montella in provincia di Avellino.
Copia del famoso dipinto " 'o diavule 'e mergellina"
Museo – Convento di San Francesco dei Frati Minori Conventuali di
Follonifrazione di Montella in provincia di Avellino. |
Diomede Carafa, era vescovo di Ariano Irpino divenne in seguito cardinale , perchè nominato da papa Paolo IV (suo zio), che l'elevò al tale rango, (Cardinale-prete del titolo di San Martino ai Monti nel Concistoro del 20 Dicembre 1555). Morì a Roma l'11 dicembre 1568 e lì fu sepolto nel suo titolo..
Sasà, resto sempre stupita dalla tua insaziabile voglia di "sapere" e,soprattutto di "condividere" le novità con cui arricchisci la tua cultura...
RispondiEliminaNon sapevo nulla di questo quadro, nè tanto meno della storia che spinse l'amato così crudelmente respinto, ad incaricare un pittore per raffigurare, in maniera così "infernale" la donna per cui bramava ed aveva bramato tanto...
Inquietante, veramente inquietante, anche se il tutto si trova in quel paradiso terrestre che si chiama Mergellina!
Grazie
3 ore fa
adele di vito ha scritto il commento di cui sopra
RispondiElimina