Processo a piazza del plebiscito
Cosa mi capitò a piazza del plebiscito
1^ puntata
Palazzo reale a Napoli ( c/o Piazza del Plebiscito) |
Dopo una lunga passeggiata da Piazza Dante fino a Piazza Trieste e Trento e dopo aver sorseggiato uno squisito caffè presso l’antico Bar-Cenacolo “Il Gambrinus”, m’accinsi solitario ad immettermi nell’ormai famosissima Piazza del Plebiscito per godermi da napoletano le bellezze architettoniche, che in essa sono racchiuse, che rappresentano in sintesi la frastagliata e variegata storia di Napoli e della sua grandezza.
Mirando il Palazzo reale e le statue degli antichi Re,
Mirando il Palazzo reale e le statue degli antichi Re,
che hanno governato Napoli nel passato, pian pianino leggendo l’etichetta sotto il piedistallo che le sorregge, mi sembrò di rivivere il tempo vissuto da quegli illustri personaggi. Sono rappresentati i più importanti Re del passato, sono otto statue, ognuno una dinastia, un’epoca bella, brutta, ricca d’avvenimenti, di ribellioni, di feste, d’epidemie, di terremoti, che rispecchiano il popolo invitto e mai domato dei napoletani, che riuscirono a farsi capire dai Normanni, dagli Svevi, dai Francesi, dagli Spagnoli, dagl’Inglesi, dagli Americani, dai Marocchini, pur non parlando le loro lingue, comunicando con essi, utilizzando le mani, facendo gesti o mimando con il corpo un atteggiamento o torcendolo con una mossa.
Ottava nicchia del palazzo reale di napoli Vittorio Emanuele II |
Attraversando la piazza mi parve di ascoltare le enormi statue, che discorrevano tra loro e parevano che si scambiassero sensazioni per quello che erano costrette a vedere sotto i loro occhi e non potevano intervenire, altrimenti……………………………
La mia mente, allora, fu presa da quel vociare indistinto dei Re, che parevano sul punto di azzuffarsi a dire: “ non lo vogliamo con Noi, non è giusto, non ha fatto nulla per questa città, né l’ha conquistata, l’ha solo depredata delle sue ricchezze, fine a ridurla, una colonia da sfruttare.
Il Vociare continuava: “Non è giusto, Professore, ci state ascoltando, voi che amate, la storia della nostra Napoli, rendeteci giustizia, ci sentiamo offesi! …………………… Durante la nostra esistenza abbiamo dato e fatto tanto per questa città, pur non essendoci nati, quindi il posto, che occupiamo sul frontale di questo palazzo reale, ce lo siamo guadagnato e giustamente siamo ben voluti da ogni napoletano ed ammirati sempre da migliaia di turisti, provenienti da ogni angolo del mondo, che ci guardano con stupore e con gran meraviglia, sia per le nostre gesta, sia per l’onore e la grandezza, che abbiamo profuso per Napoli ed al rispetto, che siamo riusciti a fargli conseguire come Regno, tanto che era temuto ed apprezzato dai governanti di tutto il mondo, che a quei tempi contavano.
Fra me e me, pensai, ma con chi ce l’hanno! Non capisco chi è l’intruso!
“Non fate lo Gnorri, avete capito benissimo!” altrimenti che professore siete!” Intanto continuavano a bisbigliare: “ Professore se non l’avete capito, allora siamo espliciti! Ci riferiamo alla statua di Vittorio Emanuele II –‘O CAMPAGNUOLE, avite viste comm’ è vestute, tene ‘nu cazone tutte sgualcite, cu ‘na palandrana ‘ncuello comm’‘a ‘Nu ZAMPUGNARE. – Si chille è ‘Nu Re ! Allora amici miei, (riferendosi agli altri re) jammuncenne, chiste è ‘nu posto pe’ Rignante sule comm’ a nuje. Chille ‘nce ‘nguaje ‘a piazza! Nui sule simme è vere RE ‘e Napule, ma chi nce l’ha mise, chi nce l’ha mannate a ‘stu RAPUONZE!.”
Cercavo di dare loro una storica risposta con il mio pensiero, facendo un ragionamento circa l’opportunità della maestosa Statua, situata alla fine delle varie Dinastie, che hanno regnato su Napoli, perciò anche i Savoia, come re d’Italia, spettava una collocazione, ormai che Napoli, anche se era stata una Capitale di un suo regno, ormai faceva parte della nascente nazione Italia o meglio del Regno unito d’Italia.
Procedendo nella mia passeggiata entrai involontariamente sotto i portici del palazzo, dal lato dove ci sono le antiche garitte di pietra, ormai vuote, un tempo vietavano l’accesso al palazzo e tutto preso nei miei pensieri e riflettendo su quanto avevo ascoltato pensai : “ Forse hanno ragione, ma come si può ottemperare all’errore storico di equiparare come re di Napoli, Vittorio Emanuele II, e spostare poi la sua statua dalla nicchia, dove attualmente è posta? Diventa un’impresa difficilissima e chi se la piglia la responsabilità della rimozione?”
L'ultima Regina del Regno di Napoli Maria Sofia di Baviera (moglie di Re Francischiello) |
Guardandola meglio, la riconobbi e fra me e me, dissi :” è Maria Sofia di Baviera, l’ultima Regina di Napoli, la moglie di Francesco II di Borbone, (il nostro amato re Francischiello), la sorella d’Elisabetta di Baviera, (Sissi) l’imperatrice d’Austria”, che con fare altezzoso mi consegnò un esposto in nome di tutti i soldati, martiri della difesa del regno delle due Sicilie, caduti durante le battaglie del Volturno e di Gaeta, che invocavano giustizia per il sopruso subito, perché dimenticati, (non erano neanche stati rappresentati tra i leoni, simbolo di tutti i martiri della libertà, nella famosa Piazza dei Martiri).
“Maestà, il vostro esposto è sacrosanto”, le risposi subito con una prima risposta .
“Vi ringrazio che vi siete rivolto al sottoscritto, ma io posso fare ben poco! Mica ho il potere di intentare un processo per dare soddisfazione alle vostre richieste e poi a chi mi rivolgo?
Non so’ proprio a chi rivolgermi, Voi non conoscete la Burocrazia che c’è adesso, ai vostri tempi era tutto più facile!”
Nell’esposto, che la regina Maria Sofia mi aveva consegnato, si intimava che la statua di Vittorio Emanuele II doveva essere rimossa ed al suo posto doveva essere collocata quella di Suo marito, il Re Francesco II, Francischiello, che era stato, a suo dire, il vero ed ultimo Re di Napoli, che, amando Napoli ed il suo popolo, evitò che la città subisse un inutile spargimento di sangue, perciò si rifugiò a Gaeta , (lontano dall’operosità della gente comune e per evitare strage d’innocenti), con il suo esercito per difendere il Regno dall’avventuriero Garibaldi e dai suoi mercenari.
La lettera denuncia, recava la firma di Maria Sofia, l’ultima regina di Napoli, di Francesco II di Borbone e dai familiari dei soldati caduti nella difesa del regno di Napoli.
Dopo averla attentamente letta, cercai di rasserenare la bellissima regina facendole intendere che me ne sarei comunque interessato, ma sott’ occhi vidi apparire vestito con il suo solito staffilo nero, l’esile figura di Giuseppe Mazzini,
“Maestà, il vostro esposto è sacrosanto”, le risposi subito con una prima risposta .
“Vi ringrazio che vi siete rivolto al sottoscritto, ma io posso fare ben poco! Mica ho il potere di intentare un processo per dare soddisfazione alle vostre richieste e poi a chi mi rivolgo?
Non so’ proprio a chi rivolgermi, Voi non conoscete la Burocrazia che c’è adesso, ai vostri tempi era tutto più facile!”
Nell’esposto, che la regina Maria Sofia mi aveva consegnato, si intimava che la statua di Vittorio Emanuele II doveva essere rimossa ed al suo posto doveva essere collocata quella di Suo marito, il Re Francesco II, Francischiello, che era stato, a suo dire, il vero ed ultimo Re di Napoli, che, amando Napoli ed il suo popolo, evitò che la città subisse un inutile spargimento di sangue, perciò si rifugiò a Gaeta , (lontano dall’operosità della gente comune e per evitare strage d’innocenti), con il suo esercito per difendere il Regno dall’avventuriero Garibaldi e dai suoi mercenari.
La lettera denuncia, recava la firma di Maria Sofia, l’ultima regina di Napoli, di Francesco II di Borbone e dai familiari dei soldati caduti nella difesa del regno di Napoli.
Dopo averla attentamente letta, cercai di rasserenare la bellissima regina facendole intendere che me ne sarei comunque interessato, ma sott’ occhi vidi apparire vestito con il suo solito staffilo nero, l’esile figura di Giuseppe Mazzini,
Giuseppe Mazzini |
che mi intimò :“veramente nella nicchia usurpata dal Savoia, avrebbe dovuto trovar posto la statua del mio discepolo, Giuseppe Garibaldi, l’unico vero liberatore di Napoli, che sottraendola alla nefasta e tirannica dinastia monarchica borbonica, dopo averla liberata, fece la grande fesseria di consegnarla nella braccia della dinastia dei Savoia, pentendosi in seguito, poi amaramente.” “Carissimo professore, con quale coraggio volete dare ascolto alla lamentela di questa signora, che da straniera, ha regnato con il suo consorte su questo meraviglioso popolo senza mai calarsi nella vita reale, fatta di stenti e affanni a cui questo meraviglioso popolo era continuamente afflitto”.
Continuò poi tutto concitato (Riferendosi a Maria Sofia) : “ Si è dimenticata che quando era al potere, la sua unica attività, era quella di andare a cavallo, a caccia, a tirare di scherma, a farsi fotografare in atteggiamenti per quell’epoca provocanti, tanto da compiacersi nel tuffarsi nelle acque del vicino porto, fregandosi delle miserie e delle indigenze, in cui era sprofondato il popolo laborioso ed attivo di Napoli. Gli avvenimenti della storia, però, ebbero il sopravvento e spazzarono via il regno dei Borboni con tutta la sua inutile corte, grazie soprattutto all’intrepido Peppino Garibaldi e alle sue camice rosse. Il posto della ottava nicchia, perciò, spetta a Lui, all’eroe dei Due mondi, anche perché ha governato per ben un anno su tutto il regno Napoletano, emanando leggi e editti nella attesa di consegnare l’intero territorio conquistato alla indegna ed usurpatrice dinastia Savoiarda.” Lasciamo perdere, con quale faccia tosta viene a recriminare un posto nel frontale di questo glorioso palazzo?”
Avrei voluto interferire con Lui, anche perché tutto sommato aveva ragione, la sua tesi affermava una verità indiscussa, (La conquista del regno di Napoli da parte di Giuseppe Garibaldi e le su camicie rosse).
Non finì il buon Mazzini l’ultima parola, che dallo scalone, che porta al piano superiore, apparve con il suo incedere elegante con gli occhialini inconfondibili, un signore alquanto robusto sulla sessantina, ben vestito con una sorta di redincotte marrone, che mostrandosi come quasi il governatore e padrone dello storico Palazzo, con un accento piemontese senza essere interpellato, s’introdusse nella discussione affermando:” “Guarda un po’ cosa devono ascoltare le mie orecchie. La collocazione della statua di Vittorio Emanuele II è giusta , è sacrosanta! A ben ragione fu fatta scolpire e voluta dal figlio il Re Umberto I, il re Buono, il re galantuomo, che volle riempire il frontale di questo palazzo reale con tutte le altre statue dei Re direttamente o indirettamente di Napoli. E’ stato un omaggio alla storia della città di Partenope rispettando il valore dei suoi regnanti per dinastia succedutosi nelle varie epoche dalla nascita del suo regno fino alla sua annessione a quello unitario del Regno d’Italia “
Il marito Francesco II, prima di tutto, non era stato un Re capostipite, poi, come suo nonno Ferdinando IV, appena ravvisò il pericolo di battaglie e di tumulti in città, prese la via della fuga per mare per la salvaguardia sua e della corte presso lidi più sicuri, lasciando Napoli ed il suo popolo senza difesa alla mercè dei nemici senza combattere in prima linea. Non poteva essere rappresentato sul portale un Re, senza gloria, nè onore”.
“il mio amato amico don Peppino Gavibaldi, per quanto mi riguarda “, professore! “dite a Don Peppe Mazzini, che centra lui, non può fare il difensore del nostro generale? Non desidero spartire nulla con lui, né colloquiare, è solo un ciarlatano rivoluzionario repubblicano, che non capisce alcunché di politica e strategia diplomatica. Era solo un fomentatore di piccole imprese di rivolta, sparse un po’ qua , un po’ là, per dividere l’Italia e non per unirla e per costruire solo tante repubblichette. Il buon Don Peppino Gavibaldi l’abbiamo comunque sistemato: gli abbiano dedicato, in questa splendida città, una piazza tutta per Lui, la piazza della stazione ferroviaria, che si chiamava Piazza dell’unità Italiana in suo onore mutata in piazza Garibaldi, dove troneggia una sua statua di bronzo su un maestoso piedistallo in granito rosso di Baveno, mentre ai lati sono raffigurate le sue imprese e così chiunque quando arriva a Napoli può ammirarlo e apprezzare le sue gesta”.
Piazza Garibaldi a Napoli |
Nei miei pensieri avrei voluto rispondere ad ognuno di questi miei fantastici interlocutori, per mettere su una discussione appropriata e per fare una volta per tutte un giusto processo agli avvenimenti citati e per appurare al meglio la verità storica ed emettere una sentenza definitiva, visto che c’erano tutti i presupposti per un vero dibattimento con tanto d'Incolpati, d'Avvocati difensori, di Pubblica Accusa, e poi c’era anche lo spazio, la piazza, per contenere il popolo, che si sarebbe assiepato per partecipare e per assistere. Con un’eventuale votazione segreta, (un referendum semmai), poi si sarebbe potuto emettere il richiesto verdetto (consistendo nella rimozione e sostituzione della Statua di Vittorio Emanuele II nell’Ottava nicchia o lasciare tutto come sta).
Vedo che hai fatto una bella passeggiata allora. Io invece non sono mai stata a Napoli.... spero un giorno di venirci. Ciao da Maria
RispondiEliminaDio, non ci avevo mai pensato!
RispondiEliminaè vero!!
Avevo letto questo tuo post ma non avevi ancora inserito le foto.... bellissime. Ciao, stò facendo un giro per salutare ed augurare un buon fine settimana a tutti i blog amici. Maria
RispondiEliminaBellissima idea, l'ho letto con gusto, passo alla seconda puntata.
RispondiEliminaheheeheh sasà complisce ancora!!! come una bottiglia di boun aglianico migliri col tempo...
RispondiEliminasappi che ti ho segnalato a molti amici legittimisti che si faranno una lettura agile obiettiva e documentata...
ciao
Racconto scorrevole e piacevole, analisi, a mio parere, attenta e veritiera di quel periodo storico. Scritto che raggiunge un vasto pubblico per la sua facilità di lettura. Attendo la seconda parte attendo :
RispondiEliminaG.De Masi.
Racconto scorrevole di piacevole lettura. Analisi attenta e veritiera di quella fase storica, attendo il continuo:!!!
RispondiEliminacomplimenti , davvero interessante.
RispondiEliminasalvatore vitagliano
Racconto ben scritto, intrigante e divertente. Complimenti, Sasà. Si presta ad una scena teatrale.
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