La Lingua Napoletana


 - Caratteristiche -
della “ Lingua Napoletana “
   ---- PRIMO CAPITOLO -----


La Lingua Napoletana è stata relegata a definirsi Dialetto a causa della contrapposizione, intercorsa fra il Re (di Napoli e di Sicilia), Federico II di Svevia, ed il Papa dell’epoca, Innocenzo IV. nel 1245. La vicenda storica narra che a seguito del rifiuto di Re Federico II, divenuto nel 1212 anche Imperatore di Germania, al Papa Innocenzo IV di non voler procedere ad un’ulteriore Crociata, dopo avervi partecipato da protagonista nella Sesta, fu da quest’ultimo scomunicato e nei cedolari legislativi, nelle bolle Statali, nei libri che s'incominciano a diffondere, intimò ai sudditi di tutta la penisola italiana e dell’allora cristianità di non utilizzare il linguaggio usato dallo scomunicato Sovrano, il Napoletano, e di servirsi bensì di quello fiorentino, il cosiddetto Latino -Volgare.




FEDERICO II DI SVEVIA
RE DI NAPOLI E DELL'IMPERO SACRO ROMANO D'OCCIDENTE


Quest’avvenimento non ha precluso al Napoletano, la lingua parlata imperante fino al 1860 in tutto il meridione nel regno appartenuto ai Borboni, di essere una delle lingue più conosciute al mondo, grazie alla diffusione delle sue meravigliose canzoni, che varcando oceani, superando interi continenti vengono cantate con parole solamente in napoletano e senza bisogno di traduzione.
Il Napoletano è una lingua, che trae origini dal latino, ma prima ancora dall’osco-sabellico, dal greco, dal linguaggio dei fenici, dal bizantino, dal francese, dallo spagnolo, negli ultimi tempi si è arricchito di vocaboli dall’inglese e perfino dall’americano, durante la seconda guerra mondiale e la conseguente occupazione di Napoli.
Una caratteristica del napoletano parlato è che spesso le vocali, se non toniche , (quando cioè non cade l’accento) e quelle utilizzate in fine di parola, non vengono pronunciate distintamente, anzi acquistano un suono indistinto, che viene definito dall’alfabeto fonico internazionale Schwa
(temine antico ebraico per dire insignificante) e viene trascritto col simbolo ə (una e capovolta) per indicare che è una vocale semimuta alla francese.

Commenti

  1. interessante e importante articolo.
    Complimenti.

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  2. Bellissimo post, la tua è un opera meritoria. Grazie perchè aiuti a preservare la nostra lingua, ciao.

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  3. ringrazio per le belle parole ed i complimenti sia l'amico borbonico, che la gentile signora maria serena
    sasà 'o professore

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  4. mi associo ai commenti dei tuoi visitatori, bentornato!

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  5. E' fondamentale ed è un obbligo per noi tutti comprendere nel migliore dei modi quanta natura culturale risiede nelle caratteristiche storiche della nostra città: sia il tuo ultimo post così come tutto il tuo blog restituiscono la dignità alla lingua napoletana e all'arte partenopea in genere, incentivando il tentativo purtroppo ambizioso di ricordare alla contemporaneità le innumerevoli qualità della zona partenopea fin troppo declassate dall'indifferenza di tanti. Complimenti sinceri.

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  6. Un saluto affettuoso a ò Professore.

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  7. la fonetica non mi è mai entrata nella càpa, in compenso, faccio un uso degli accenti alquanto spregiudicato.


    un saluto professore.

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  8. grazie borbonico seis tato gentilissimissimo :-))
    e mo vengo a dirtelo anche da te

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  9. Passiamo anche per sapere qualcosa in più. Saluti.

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  10. Non lo imparerò mai!!!

    Una buona domenica Lucia

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