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Visualizzazione dei post da ottobre, 2007

'O Baccalajuole

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Venditore ambulante di Baccalà e stoccafisso   'O Baccalajuole non è altro che il Baccalaraio, colui che vende il Baccalà   (merluzzo conservato sotto sale e seccato al vento) e lo Stocco o meglio lo Stoccafisso (anch'esso disseccato all'aria, ma senza sale e meno pregiato). Anticamente 'o Baccalajuole era un venditore ambulante, che vendeva la sua merce con un carrettino a mano e poi con la modernità con un triciclo a motore.  Negozio moderno di baccaleria   Nei tempi moderni il Baccalà o lo Stoccafisso si vende in negozi specializzati, che hanno il caratteristico puzzo, che trae origine dal dissalamento dei tranci di tale pesce in vasche attrezzate, dove è tenuto in ammollo per circa 48 ore con soventi cambi di acqua. (il cosiddetto " Spugnà' 'o Stocche - Spumà' ' o Baccalà" ).. E' da tener presente che, anche se i l baccalà o lo stoccafisso una volta erano considerati la carne dei poveri, non tutti, però,

l'Assistite

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  Assistite , detto pure Cabbalista non era altro che un Indovino di numeri della cabala. Monaco cabalista    A Napoli esistevano ed esistono molti indovini di numeri della cabala (quali Gobbi, Monaci, Mendicanti , che hanno fama di prevedere i novanta numeri dell' estrazione del Lotto, meglio nota come 'a Bona Afficiata ), che basandosi sulla credulità delle persone,che dietro minimo compenso, predivano ed invitavano a giocare determinati numeri, che sicuramente sarebbero usciti nella prima estrazione ufficiale valida. Era denominato anche ” l'Assistite" . poichè il popolino credeva che fosse assistito di qualche santo o che la sua predizione gli fosse suggerita da qualche nume tutelare ( 'O MUNACIELLO) . assistite con scatiello (gobbo)   Il Cabbalista era tenuto in grande considerazione, quando aveva la sagoma personale ricurva (teneve ' o Scartiello = aveva la gobba), ritenuta un portafortuna, solo però se masch

Il mito del Pianeta Giove

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IL mito del Pianeta Giove Il PIaneta Giove fotografato il 1980 dalla sonda Voyager 1 ( lanciata 1979) il Pianeta Giove è il più bello ed il più splendente, l'unico avvolto con i cerchi? Vuoi conoscere perchè e come fu  creato,  e da chi ? Il desiderio dell’uomo moderno di saperne sempre più sulla sua esistenza e su tutto ciò che lo circonda, ha fatto si, che in questi giorni una sonda spaziale, lanciata diversi anni fa, è riuscita a superare e penetrare l’atmosfera, che circonda il Pianeta Giove e ci ha inviato le prime foto a colori dei cerchi, che gli ruotano attorno e che lo rendono il pianeta più bello e splendente dell’universo. Gli antichi greci credevano che FETONTE , così chiamavano il pianeta Giove , fosse stato creato da Prometeo , che pare fosse un figlio extraconiugale di Giunone (la sposa legittima di Giove) , in risposta alla creazione di Pandora, avvenuta ad opera di tutti gli dei olimpici. FETONTE era di una meravigliosa bellezza e Prometeo lo

L' IDRA DI LERNA

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 Il mito dell'Idra di Lerna L'idra di lerna , ( come viene raffigurata) Innanzitutto diciamo che l ’ IDRA è un mostro della mitologia Greca raffigurante un serpente d’acqua con molte teste, che se recise, si rigeneravano e per tale motivo non si conosce l’effettivo numero.    L'IDRA nacque dall’unione di TIFONE ed ECHIDINA , antichissimi Titani, che osarono sfidare Giove e, sconfitti, furono fatti sprofondare negli abissi pieni di acqua dolce con la loro prole. L’IDRA e suo fratello CERBERO   Tifone ( il titano sposo di Echidina) genitore dell'Idra di Lerna Echidina (Titano sposa di Tifone) madre della Idra di Lerna Cerbero, il mostro figlio di Echdina e di Tifeo, fratello dell'Idra di Lerna erano i custodi degli INFERI, a cui si accedeva attraverso le profondi paludi di LERNA presso la città di ARGO . La pianura di Argo, a circa 12 km dal mar

'O Capillò

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'O Capillò era un ambulante, che percorrendo i vicoli al grido di Capillò Capilloò , chi me chiamma? comprava trecce e capelli specie lunghi di donna per poi rivenderli ai fabbricanti di parrucche e touppè:  Trecce lunghe Capelli lunghi Per svolgere la sua attività portava sempre con sé un paio di forbici da barbiere ben affilate, un sacco od una sporta (cesto di vimini) per riporvi qualche bella treccia d'oro, qualche bella coda di cavallo o una cascata di capelli corvini, tagliate a qualche bella popolana, in cambio di qualche danaro per sfamare sè stessa e la propria prole. Salvatore Di Giacomo, il grande poeta napoletano,  ha immortalato "' o Capillò" in una sua poesia come un mestiere molto redditizio, ma spesso crudele, in cui descrive un’innamorata, che vende le sue trecce d’oro, che si è tagliate, per mandare il ricavato al suo uomo, che era stato arrestato.

'A Capera

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'a capera ( pettinatrice a do,icilio) 'A Capera era l'odierna Parrucchiera - Pettinatrice .  ‘ A Capera andava a casa delle sue clienti per esercitare il suo mestiere. Il suo era un lavoro duro e faticoso, per il fatto che doveva di solito arrampicarsi per vicoli e scale irte e dovendo poi sopportare le lamentele delle clienti difficili ed esigenti. Per questo motivo, fu coniato il detto : " Lu denare de la capera è denare ca sa de fele " . Doveva 'a Capera essere sempre ben ricercata nel vestire e doveva tenere il suo capo sempre ben pettinato, quasi fosse un modello da portare in mostra per la clientela, sia popolana, che aristocratica.  Passando di casa in casa veniva a conoscenza di fatti, che le riferivano le clienti, che, approfittando delle lunghe sedute, erano solito spettegolare di tutto e di tutti, per cui nel linguaggio comune -" Capera" è sinonimo di donna pettegola. Oltre al pettine " '

Appojalibbarda

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L' Appojalibbarba era un antico atteggiamento che utilizzavano i soldati di ronda nel periodo vicereale spagnolo. Divenne poi sinonimo di  Scroccone, parassita. Alabarda utilizzata dalla ronda nel Medio Evo Il. Poggia -alabarda ebbe origine a seguito della ronda degli alabardieri, che girava per le strade di Napoli la sera, che era solita, quando era stanca di sedersi nel primo basso o cantina, che incontrava per riposarsi. Senza chiedere permesso i componenti della ronda entravano all’interno e s'accomodavano con tutte le alabarde poggiandole sull'uscio e scroccavano così un pranzo o una cena ai malcapitati, sia se si trattava di povera gente, che abitava nel basso o all’oste, i quali, intimoriti dallo loro presenza, senza opporsi concedevano loro ospitalità.

La Sfinge

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Chi era la Sfinge, come trascorreva le sue giornate e che fine fece ? La Sfinge nella piana di Ghiza    Il vocabolo Sfinge è sinonimo di un indovinello difficile o anche di, un breve componimento detto Enigma, con allusione di non facile comprensione e soluzione. La sfinge come era immaginata dai greci  La Sfinge rappresenta il celebberimo mostro egiziano, raffigurato con un viso di donna e dal petto, zampe e coda di leone e nelle leggende Tebane era provvisto d'ali, come un uccello da preda ed aveva la coda da serpente. La Sfinge era figlia d’ Echidna , che la partorì accoppiandosi con il proprio figlio, il cane Ortro ed era dunque sorella del Leone di Nemea e dell’Idra di Lerna (mitici mostri d'alcune fatiche d' Ercole ). Questo mostro fu inviato da Giunone (Era) per esaudire l’invocazione di Pelope , che chiedeva giustizia e vendetta al fine di punire la città di Tebe, dove regnava, Laio , reo di aver rapito suo figlio Crisippo , dopo averlo sedotto ed aman

'O Lattare

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Lattare si appresta portare il latte a domicilio dopo averlo munto Lattaio. Fino agli anni Cinquanta “ ‘o Lattare “ era un mestiere utilissimo e sinonimo dell’alzarsi presto la mattina, poiché, per prima cosa doveva ritirare il latte, appena munto dalle stalle dei contadini, disseminate un poco per tutta la città e poi distribuirlo al domicilio degli abituali clienti. contenitore per trasportare il latte ( anni '50 ) I contenitori, che si utilizzavano per il trasporto del latte per le grandi distanze erano generalmente di acciaio a forma di bidoncini chiusi ermeticamente e a da questi poi venivano riversati latte in bottiglia di vetro pronto per versarlo in tazza e berlo in bottiglie di vetro con collo basso e largo, sigillate, che venivano consegnate a domicilio dietro ritiro di altrettante vuote, Man mano che le poche masserie residenti dentro e fuori le mura della città iniziarono a scomparire, finì anche il latte munto dalle mucche da latte . L’

Scilla e Cariddi - I Mostri dello stretto di Messina

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Prima di tutto diciamo che Scilla e Cariddi sono due scogli, che si trovano presso lo stretto di Messina e rappresentano due pericoli contrapposti, che le imbarcazioni antiche dovevano superare nell’attraversare quel pezzo di mare. Scilla, il più alto con la cima quasi invisibile, ha nel mezzo una grotta con apertura verso occidente, cioè verso l’oscurità impenetrabile, dove dimora il mostro marino, che gli dà il nome. Immagine del Mostro marino, Scilla   Scilla si raffigura in una specie di Tritone con dodici piedi non completamente sviluppati e da sei orribili teste collocate ciascuna su un lungo collo, dalle cui fauci si poteva udire un latrato spaventoso, come di una giovane cagna selvaggia. Il padre di Scilla era Forco mentre la madre fu Ecate , antichissimi Titani,  Il Titano Forco , padre di Scilla Il Titano Ecate , madre di Scilla che osarono sfidare Giove e, sconfitti, furono fatti sprofondare negli abissi marini con tutta la loro prole. Car

Aulivare

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Venditore di olive  per strada    Aulivare ,Venditore di olive. Tipico venditore ambulante di olive, che si poteva incontrare nell'ottocento, che andava per le strade portando sulla testa un piccolo mastello, ('o Cupiello ) pieno di olive bianche, quelle della specie più dolce, mentre in mano recava un secchio di rame anche esso colmo di olive, ma di colore nero,' e Munacone ,che erano spacciate per quelle di Gaeta (la qualità più pregiata),anche se non lo erano  Olive nere (quelle di Gaeta, dette ? e Munacone) I più noti Aulivari provenivano da Sant'Anatasìa, che, senza possedere bilance, vendevano i loro prodotti con un recipiente cilindrico (noto come 'o Mesurielle ), Misurino ( mesuriello) per vendere olive  che serviva anche da prezzo e unità di misura, avendolo riempito con olive prese con un zuppino bucato ( Ramaiuolo ). Il vecchio Aulivaro col passar degli anni divenne ‘ o Lupenare , perché si munì di un carrettino prima a

Acquavitare

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L'ACQUIVITARE L'acquavitaro  ambulante all'inzio del novecento per le strade di Napoli L’ Acquavitare , antico mestiere, non è altro che il distillatore, il Liquorista, chi fabbrica bibite alcoliche, ricavandole dalla spremitura di vinaccia, mescolate ad essenze ed erbe aramatiche bicchierino da liquore ( detto anche presa di liquore) . L’ Acquavitare a Napoli era anche il venditore ambulante di liquori in bicchierini, detti Prese , come : nel detto ( mo’ me facce ‘na presa d’annese = ora mi bevo o mi faccio un bicchierino di anice). I principali liquori, che vendeva l’ Acquavitare erano :   ' e DOCE    = ( Liquori dolci) i Rosoli, 'o Limuncelle , 'o Cafè sport;                        Il  principe dei liquori dolci è chiamato prepotentemente il " Rosolio ". Rosolio all'arancia fatto in casa 'O Rosolio è un “liquore preparato in casa  con alcool, zucchero e acqua nella stess