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Visualizzazione dei post da settembre, 2007

La Leggenda dell'albero del Gelso

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 L a storia d'amore di Tisbe e Piramo Agli albori della Civiltà nei pressi della Città di Babilonia, tanto, ma tanto tempo fa, in due case contigue nacquero, Piramo, un bambino bellissimo, e Tisbe,una splendida bimba. I due bimbi, data la vicinanza, ebbero modo di conoscersi e tra loro nacque una fraterna amicizia. Col tempo l’amicizia si tramutò pian pianino in amore e si sarebbero uniti sicuramente in giuste nozze, se non ci fosse stata la proibizione dei loro padri. La proibizione non riuscì ad allontanarli, anzi più forte nacque tra i due un’infatuazione reciproca, che divampò in un amore irrefrenabile. Non potendo amarsi liberamente alla luce del sole i due giovani s’accontentavano di parlarsi a cenni ed a gesti, quando si scorgevano da lontano. La notte, poi, comunicavano attraverso una fessura, che esisteva nel muro, che separava le loro case. Tisbe che amoreggia attraverso la fessura nella parete Tale fessura fu scoperta dai due innamorati

Il Mito di Narciso

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Chi era “ Narciso, e che rappresenta ? Vi piace saperne di più ? EccoVi ……..accontentati. Diciamo subito che Narciso, personaggio mitico dell’antica Grecia (conosciuto anche come Narcisso) era figlio del fiume Cefisio e della Ninfa Liriope. Era un bellissimo fanciullo dai lineamenti così perfetti, che nessuna ninfa potè sfuggire al suo fascino. La Ninfa Eco, poi, innamoratasi di lui perdutamente, vistasi da questi derisa e disprezzata, scappò via delusa , vergognandosi ed avvilendosi nel folto bosco, vivendo poi in perfetta solitudine con un solo pensiero nella mente, la sua passione per il bellissimo Narciso. Narciso ed  Eco   Questo amore struggente la portò a non interessarsi più del suo corpo, che  deperì vistosamente col tempo, finchè scomparve del tutto, rimanendo solo la  sua voce. La presenza della ninfa "Eco" si manifestò, in seguito, solo con la voce, che continuò a ripetere le ultime parole che le venivano rivolte. Nemesi, Dea della Giustizia e de

Il mito dei Dioscuri

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Lo sapevi che il segno zodiacale dei GEMELLI ha origine dalla leggenda dei “ DIOSCURI, “  i famosissimi gemelli " CASTORE E POLLUCE ? Vuoi conoscere la loro storia e perché molte città nei monumenti, più rappresentati, vi hanno statue o bassorilievi con le loro immagini? Eccovi accontentato. I Dioscuri sono degli eroi, e come Ercole semidei, ossia esseri generati da mortali e da Dei. La parola DIOSCURI, (dal greco Dios-Kuroi) sta a significare che erano figli del Dio supremo, Zeus o Giove. Giove, infatti, li concepì, facendosi amare da Leda ed unendosi a lei sotto le sembianze di cigno, che li partorì sull’isola di PEPHNOS nel golfo di Messenia imponendogli i nomi di CASTORE E POLLUCE. Furono chiamati, in seguito anche Tindaridi, poiché LEDA, la loro madre, era regina di Sparta e sposa di Tindaro .   Dipinto di Leonardo, che ritrae la regina di Sparta, Leda mentre amoreggia con un cigno e guarda i due figlioletti  (gemelli Castore e Polluce)     Leda part

Il Mito di Ermafrodito

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Chi era “ Ermafrodito” e che simboleggia ? Vi piace saperne di più ? EccoVi ……..accontentati. Parlare di Ermafrodito a prima vista può sembrare imbarazzante, perché si deve trattare l’argomento sesso, ma gli antichi Greci vivevano senza alcuna inibizione insegnandoci che tutto quello, che ammiriamo e ci gira intorno, è frutto della natura, e non può essere considerato riprovevole. Ermafrodito nacque dall’unione di due Dei, considerati gemelli, poiché avevano il giorno di nascita comune, (cioè il quarto giorno di ogni mese lunare) Ermes ( mercurio) Statua della dea  Afrodite (la dea della brellezza)    Ermes (Mercurio)  ed   Afrodite (Venere), erano: Entrambi erano figli di Urano (il cielo notturno) e di Emera (la luce del giorno) Afrodite, partorito Ermafrodito e, non potendo tenerlo con sé, appena bambino l’affidò alle cure delle Ninfe del Monte Ida, dove fu allevato in una grotta. I lineamenti del fanciullo rimarcavano sia quelli del padre ( Er

I Dattili Idei - il mito dei Giochi Olimpici

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Volete saperne di più : su “ I DATTILI IDEI “?  Chi erano ? - Eccovi accontentato. Prima di tutto diciamo chi erano i “DATTILI IDEI“ : Erano gli Dei del monte Ida,  Grotta sul monte ida  dove fu nascosto Il piccolo Giove   il monte in cui nacque Zeus (per i Greci) Giove (per i Romani), che assistettero la madre Era durante il parto e lo tennero nascosto alla vista del padre Crono. Crono non era un padre snaturato, ma, poiché una profezia diceva che un figlio maschio gli avrebbe tolto lo scettro di Dio Supremo uccidendolo, lo avrebbe sicuramente eliminato inghiottendolo. Per evitare che Crono sapesse della sua nascita, Era l’affidò ai Dattili Idei, che riuscirono a nasconderlo durante la fanciullezza e l’adolescenza. Quando Giove riuscì a diventare il Re degli dei dell’Olimpo, i Dattili Idei furono elevati a Dei Olimpici per la loro opera meritoria di averlo protetto durante la crescita. Nei vari racconti mitologici sono spesso confusi e denominati Cureti o Coribant

IL Mito di Capo Miseno

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Spiaggia di Miliscola con il promontorio di Capo MIseno Tra i promontori più belli, della costa Campana, che s'incontra lungo le placide e azzurre acque dei golfi di Pozzuoli, di Napoli, di Salerno fino a quello di Policastro, si scorge prepotentemente quello di Capo Miseno, che a forma di un alto tumulo, dà la sensazione di trovarsi innanzi ad una gran tomba, eretta per conservare nei secoli i resti dell’eroe troiano “ Miseno” il trombettiere d'Enea, che morì annegato nei pressi di quella montagna. Il mito di Capo Miseno deve il suo nome alla figura di Miseno, secondo l’epopea omerica, era un compagno di Ulisse, suonava il corno per allietare i vogatori sulla nave nelle lunghe peregrinazioni, quando durante la traversata di quella zona, per il sopraggiungere di una tempesta, cadde in mare ed annegò. Ritrovato il corpo sugli scogli del promontorio, i compagni lo tumularono sotto la montagna. Secondo la leggenda virgiliana, era ricordato come il trombettiere d'Enea, er

Il Mito di Adone - L'amore eterno

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Chi era “ Adone, e che rappresentò ? Vi piace saperne di più ? EccoVi ……..accontentati. L' albero della mirra nell 'isola di Socotra  Facendo seguito, come preannunciato nella commovente storia di amore, quella di Pigmalione con la statua da lui stesso creata,  Galatea, somigliante Afrodite, ecco a parlarvi di Adone, mitico personaggio dell’antichità, rappresentante il frutto dell’amore incestuoso tra un padre e una figlia, è un altro esempio di amore, come veniva inteso nelle credenze degli antichi greci, che erano soliti immaginare un connubio tra il naturale ed l’innaturale, giustificando spesso il sottile passaggio dall’ umano all’eterno. A Cinira, nipote di Pigmalione. fondatore della città di Pafo sull’isola di Cipro, gli nacque una figlia ( Mirra o Smirra), che, appena divenne una leggiadra giovinetta, s’innamorò perdutamente del padre. Mirra si considerava bellissima e spesso si vantava di avere i capelli più belli della stessa Afrodite (Venere) la dea del

Pigmalione - il mito dell'amore superiore

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Chi era “ Pigmalione , e perché è ricordato ? Vi piace saperne di più ? EccoVi ……..accontentati   -°-°-°-°-°- Pigmalione mitico re di Cipro ed insigne scultore, riuscì a riprodurre una statua d’avorio tutta nuda,  che egli stesso aveva chiamata " Galatea " ( dal greco Gala, Galaktos che significa  Latte) della quale si era innamorato, considerandola, come tutti gli innamorati, il proprio ideale femmimile , superiore a qualunque donna, anche in carne ed ossa, tanto da dormire accanto ad essa sperando in un giorno che  si animasse. Pigmalione  si riteneva superiore e disprezzava l'amore,  per vendicarsi di quest'arroganza, Afrodite lo fece innamorare follemente della sua statua,   pigliandone le sembianze. Statua marmorea raffigurante Pigmalione e Galatea realizzata da  Etienne Maurice Falconet nel (1763) Nel suo spasmodico amore Pigmalione invocò la dea della bellezza, affinché tramutasse l’eburnea statua in una fanciulla vivente. Afrodite, i

Il mito di Talo - L'inventore della sega.

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Dedalo ed Icaro scolpiti da Canova Vuoi conoscere chi è stato "l’inventore della Sega“ e a cosa s’ispirò per il suo utilizzo ? E’ una leggenda mitologica, che dimostra che la gelosia e l’invidia sono cause di gravi sciagure fin dall’antichità . Eccovi accontentati. Ad Atene esisteva nell’antichità un artista, che di volta in volta sapeva essere architetto, scultore ed inventore di mezzi meccanici, che divenne tanto famoso che le sue opere sono giunte fino a noi, quale dimostrazione di ciò che può fare l’ingegno umano. L’artista in parola è Dedalo, che discendente dalla famiglia reale di Cecrope, (il fondatore di Atene), suo padre era stato (Palemone o anche Metione), mentre la madre era Alcippe. Dedalo aveva come allievo ed aiutante +il figlio Icaro ed un nipote, un certo Talo, (noto pure come Acale).  figlio della sorella Perdice, che fin dalla tenera età mostrò un grande spirito di osservazione ed un’abile predisposizione ad inventare strumenti in grado di

La Santarella dei Quartieri Spagnoli di Napoli

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Santa Maria Francesca - La Santarella dei Quartieri Spagnoli di Napoli Immagine della statua di santa Maria Francesca Conosciuta dai napoletani con il nome di Santa Maria Francesca delle cinque piaghe, non era altro che Anna Maria Rosa Nicoletta Gallo, che nacque a Napoli il 25 marzo del 1715, in una casa del quartiere Montecalvario, da Francesco Gallo e Barbara Basinsi. Morì il 6 ottobre del 1791, fu dichiarata beata nel 1843 da Papa Gregorio XVI, il 29 giugno del 1867 fu Canonizzata da Papa Pio IX. E’ Stata l’unica donna napoletana elevata alla Santità, a sedici anni si consacrò al Signore con la regola del terz'Ordine Francescano secondo lo spirito di penitenza di S. Pietro d'Alcantara. E’ definita la Santa dei quartieri spagnoli ed è Compatrona della città di Napoli dal 1901 ed il suo corpo riposa nella chiesa di S. Lucia al Monte, sita al Corso Vittorio Emanuele (NA) sin dalla data della sua morte, avvenuta nella dimora dell' attuale casa-chi

Zucchini alla Scapece

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A proposito di cucina Napoletana e delle sue rinomate gustosissime leccornie, vuoi conoscere chi preparò per primo i cosiddetti Zucchini Alla Scapece , un contorno senza tante pretese, che delizia il palato dei buongustai napoletani.   Zucchine, tagliate a forma  di rondelle mentre friggono dopo che essere state fritte, trattate con aglio, aceto e menta, diventano alla scapece Come si presentano a tavola Gli zucchini alla scapece State facendo l’acquolina in bocca ! Un momento ve lo dirò subito ! avete ragione sono una vera leccornia !. A preparare “‘E zucchine a Scapece”, questo contorno squisito e pratico da servire nei pranzi a base di cacciagioni arrostite e pesci fritti, per la prima volta fu il più gran cuoco dell’antichità romana, Marco Gavio Celio Apicio, nativo di Bacoli e vissuto ai tempi d’Augusto e di Tiberio nel I secolo d.c.. Schiava addetta a sevire gli zucchini alla scapece ad un convivio Ritratto presunto di Apicio patrizio

La Morosa di Polifemo

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Lo sapevate che POLIFEMO era innamorato? Volete sapere di chi era innamorato ? Eccovi accontentati. Diciamo subito che POLIFEMO, IL gigante Polifemo (con un occhio solo)  il ciclope che, Omero rese celebre nell’Odissea, quando lo descrive come un gigante con un solo occhio, accecato da Ulisse, era figlio di Poseidone e di Toosa. POLIFEMO, era quindi figlio di un Dio e di una Nereide,   La nereide, Toosa   (madre di Polifemo)   IL dio  Poseidone (Nettuno) padre di Polifemo  e come tutti gli esseri viventi anche egli fu colpito dal dardo di EROS ( il Dio dell’Amore), percui s’innammorò della Ninfa GALATEA, (figlia di NEREO e dell’ Oceanina DORIDE,) che tutta nuda appariva sulle onde del mare ed era molto somigliante alla Dea VENERE, per la sua bellezza. Raffigurazione della ninfa Galatea, (somigliante alla dea Venere) GALATEA respinse i corteggiamenti del rude Ciclope, perché amava nascostamente ACI, un pastore, figlio del Dio Ita

La fine di Edipo

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Vuoi conoscere la fine, che fece Edipo,  il re di Tebe, immortalato nella storia come il primo risolutore d'enigma e d'indovinelli?  EccoVi ……..accontentato. Il mito di Edipo è una delle più celebri leggende della letteratura ellenica, pervenutaci soprattutto attraverso la rappresentazione teatrale delle tragedie greche. Edipo era figlio di Laio (nipote di Ercole, che aiutò lo zio nelle famose dodici fatiche) e di Giocasta (sorella di Creonte, re succeduto a Laio nel regno di Tebe). Una maledizione predetta da un oracolo segnò l’intera vita di Edipo, che prevedeva che avrebbe ucciso il padre e sposato la madre, mentre la sua prole nata da quell'unione incestuosa, avrebbe fatto tutta una brutta fine. Giocasta ed Edipo   Il padre di Edipo, Laio venuto a conoscenza della predizione, temendo per la sua vita fece portare via il fanciullo ed ordinò di appenderlo ad un albero sul monte Citerone con una cinghia, dopo avergli fatto forare i piedi alle