Storia di Chiaiano 8^ punt/ giuochi vari

 Capitolo Tredicesimo

Chiaiano nel dopoguerra come si giocava in quegli anni quotidianamente

Continuo del capitolo precedente

  Alla propria abilità per strada si giocava, pure servendosi di giocattoli fabbricati artigianalmente, spesso personalmente, dando sfoggio alla propria fantasia ed ad imitare le cose dei grandi pensando di divertirsi meglio e così si utilizzava:
Il Ferro, specie pezzi d’aste, canne o tubi vecchi. per fare spade con else, stagnole per fare elmetti, nonché i fili di ferro resistenti per fare la guida ai cerchioni di bici o ruote in genere per fare:

 
la Corza del Chirchione
(La corsa del cerchione)




(passeggiata o piccola corsa tenendo per la mano, un filo di ferro rigido che reggeva e guidava il cerchione).

 



                  la Corza do' Chirchione 'e bicicletta
(La corsa con il cerchione di bicicletta)





Questo gioco era diffuso un po’ in tutta l’Italia. Nel nostro quartiere era chiamato “ ‘a mazza cu ‘o Chierchie (‘o Chierchione)” effettivamente era una ruota con una guida. Per giocare alla corsa con il cerchio (‘o chierchie) occorreva procurasi un anello metallico di adeguato diametro, che aveva la funzione di una ruota
In talune tradizioni era realizzato riciclando il cerchietto di zinco, che si poteva recuperare dai cerchioni usati nel mantenere le doghe dei grandi tini della vendemmia o delle grosse botti: erano quindi delle fasce metalliche circolari. Col passa degli anni Il cerchio ( '0 Chirchione) fu sostituito con quello delle biciclette senza raggi, ed era spinto e fatto rotolare per mezzo di un’asta metallo (mazza), la cui estremità inferiore era stata modellata a “U”, in modo da ottenere una sorta di gancio, che serviva a guidare la ruota. Tale asta era realizzata anche con un bastone, alla cui punta era inserito il gancio metallico ad “U”.
 
La corsa del Cerchio o del Chirchione



 Si facevano delle gare per cui ogni giocatore doveva percorrere con la cerchio-ruota un percorso prestabilito e disseminato di ostacoli. Il cerchio doveva essere mosso e guidato esclusivamente con la mazza. Durante la corsa, la ruota (‘o chirchione) non doveva cadere.
verificandosi tale accadimento, (il conducente abbinato alla ruota) era eliminato o gli era comminata una penalità.
Si subiva penalità anche in caso di mancato superamento di un ostacolo previsto nel tracciato del percorso. Vinceva chi, col minor numero di penalità, concludeva il percorso realizzando il tempo migliore.
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Con gli scarti di ferro, come i supporti metallici, i ferretti, che permettono l’apertura degli ombrelli, non più utilizzabili, recuperando quelli più lunghi si procedeva piegandoli per simulare gli archi per tirare frecce come gli indiani. 

Il Gioco con l'arco e le frecce, fatti con le aste di legno
e spago oppure in metallo, ricavate dagli ombrelli rotti.

 Utilizzo dei ferri di un ombrello rotto
Un arco teso con una corda per lanciare
 frecce come facevano gli indiani





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Non sempre erano reperibili scarti o pezzi di ferro, per cui si ricorreva in sostituzione con altri materiali come:

Il legno


Il suo primo utilizzo fu usato per fare un mezzo di locomozione, come lo fu appunto il Carroccio o Carruocciolo (carruoscele).
Tipo di carruoscele a tre rote con poggia piede





Il Carroccio (carruoscele) era una tavola di legna di forma rettangolare all’incirca cm.70/80 di lunghezza e cm. 20/25 di larghezza, poggiante su due assi fisse sporgenti inchiodati nel solo punto centrale, portanti ciascuno due rotelle all’estremità.
I
ragazzi più poveri utilizzavano come
rotelle, quelle di legno, (costavano poco), mentre i più facoltosi con l’avvento delle automobili le sostituirono con cuscinetti inutilizzabili di ferro provenienti da ruote d'auto, perché sballati. Questo giocattolo era la gioia dei ragazzi dell’epoca, che lo utilizzava dopo una breve rincorsa salendovi sopra, su discese abbastanza ripide riuscendo ad effettuare anche delle curve, grazie alla parte anteriore del (carruoscele), che era sagomato con due tagli ad angoli retti per permettere alle ruote anteriori di sterzare per mezzo di tiranti, collegati a queste ultime ad un manubrio fissato su un piccolo ceppo, posto sopra la tavola.
- Con tale veicolo costruito in modo del tutto artigianale si facevano, poi, delle gare di corsa e si saggiava la propria abilità
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Con pezzi e ritagli di legno si creavano tanti giocattoli, si fantasticava a fare la guerra e per questo si fabbricavano delle fantomatiche “ Pistole”, sagomate, come se fossero vere, avente però detonatori con un morsetto di legno, quello usato per appendere i panni (‘a mulletta), che pigiando su un piccolo petardo chiamato (Ferdinanto) posto sulla canna falsa dell’arma emetteva un piccolo botto.
Quelle costruite dai più grandicelli, ve n’era un tipo più conforme alla realtà, però pericoloso, ed era la “Pistola Cu’ ‘O Colpe”, che utilizzava come camera di scoppio, un proiettile di fucile usato e perciò bucato, che si riempiva di sassolini, che sarebbero fuoriusciti, spinti dal solito detonatore con lo sparo provocato da un piccolo petardo, detto pure (‘o trunariello) piccolo fuoco d’artificio, che pigiato con un morsetto sul solito (ferdinanto) scoppiava alla strega di un proiettile vero.
Altra arma utilizzata per simulare la guerra era, poi :

la Fionda

Fionda di legno fatta con un ramo a forbice






Fionda in esecuzione per lanciare
        

Arma prima campestre d'origine greca ed era fatta anch’essa di legno o meglio occorreva un rametto biforcuto con forma di forcella come una “Y “ di legno molto duro e robusto, alle cui estremità si era solito fissare due elastici di gomma, (provenienti dal tagliuzzamento di un pneumatico della ruota di una bicicletta o dalla camera d’aria delle ruote di un autoveicolo), che racchiudendo a loro volta una pezza di cuoio, che poteva contenere, per proiettare con una certa velocità per effetto degli elastici tesi, un oggetto più o meno piccolo come, (sassolini, pietre, pezzetti di ferro e vari materiali racchiusi nella pezzuola).

Sempre con il legno, infine era il gioco della :

La Lippa (‘a mazza e ‘o piveze)


la lippa ( 'a mazza e 'o piveze)








Atto di giocare a Mazza e piveze ( mazza e pindolo)
La Lippa (‘a mazza e ‘o piveze) era un giuoco da ragazzi di strada, che erano soliti praticarlo dopo l’acquisto del l’attrezzatura specifica occorrente per il gioco stesso.
L’attrezzatura era fatta in un piccolo bastone cilindrico (‘a mazza) lungo all’incirca cm. 50 e la lippa (‘o piveze) bastoncello di legno a forma di fuso lungo cm. 18, dei quali, cm. 4 in ambo i lati a forma di cono e circonferenza di cm.10 (costava poche lire).
IL gioco consisteva nel collocare la lippa (‘o Piveze) sulla base di legno; colpendo la lippa con il bastone sulla parte rastremata per farla alzare in aria; con un secondo colpo al volo ribattere la lippa (‘o Piveze) cercando di farla andare il più lontano possibile
Il campo di gioco, generalmente era un prato, o in ogni modo un largo spazio e doveva essere lungo almeno 100 metri e largo circa metri 50 entro il cui spazio doveva ricadere la lippa. ( ‘o Piveze).
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IL Gioco della Lippa si pratica alla stregua del golf e spesso era confuso nella dizione con
 “‘a Palle e ‘o Maglie” (Attrezzatura, consistente come il Cricket Inglese),
Giuoco della Palla e 'o maglie

Infatti la  palla ed il maglio detta pure (  pallamaglio) è un antico gioco all'aperto, originario di Napoli ed praticato gia nel milleduecento e che ha dato origine a numerosi sport moderni, come il golf, il croquet, l'hockey nelle sue varianti e il polo
L'attrezzatura del gioco solitamente si trovava e si vendeva unicamente nella fiera, che si teneva ogni anno nei pressi della chiesa del Poggio Vallesana a Marano di Napoli nel lunedì di pasquetta.
Regole di gioco della lippa (‘a mazza e ‘o piveze) e quella della ( Palla è ‘o maglie) erano per comodità uguali.
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Un gioco poi, che era il divertimento di bambini e anche di adulti, fu:

La trottola (‘o Strummele)

Strummolo arrotolato con spagno per essere lanciato


lancio dello strummolo
              


 La Trottola  ('0 Srtummele) è un gioco conosciuto dai ragazzi di tutto il mondo.
Era praticato spesso dagli adulti e richiedeva grand'abilità, una buon'esperienza ed un’ottima capacità di concentrazione.
Il gioco prende il nome dallo strumento giocattolo con cui si gareggia.
La Trottola (‘O Strummele) è un giocattolo di legno a forma di pera (cono), fornito di scanalature alla cui punta è collocato un chiodo o un pezzo di metallo appuntito che costituisce il perno su cui il giocattolo ruota.
Il giocatore avvolge, in modo ben serrato uno spago lungo le scanalature della trottola, quindi la lancia a terra trattenendo il capo dello spago, che svolgendosi scarica sul giocattolo una forza rotatoria,
prende il nome dallo strumento- giocattolo con cui si gareggia.
La Trottola (‘O Strummele) a seguito della spinta ricevuta dallo spago gira vorticosamente, poggiando ritta sul proprio perno. La si può prendere sul palmo della mano per meglio spingerlo sulla trottola ferma e beccarla o se non vi si riesce, tentare da terra a spingerla anche con lo spago da tiro verso quella ferma per effettuare la tozzata.
Per decretare il vincitore della competizione, di solito si stabiliva semplicemente, che, chi aveva fatto roteare a terra la trottola per il maggior tempo (Strummëlë ‘nterra). A volte oltre al tempo in cui la trottola girava, era calcolata la quantità di tozzate della propria trottola a quella ferma. Si poteva giocare da soli oppure in squadre. Nel secondo caso i tempi validi erano la somma dei tempi o la quantità delle tozzate praticate dagli appartenenti alla stessa squadra. Nelle competizioni a squadre, formate almeno da due giocatori: uno per ogni specialità, quella del tempo di roteazione e quella di saper tozzare).
 La trottola  ('o Strummele) doveva essere perfettamente equilibrata, percui occorreva spesso conficcare nell’intercapedine, (dove era innestata la punta di ferro), della paglia mista di sterco di cavallo a mo cuscinetto per attutire ed eliminare gli sbalzi continui, quando la stessa sobbalzava (teneva ' A Tettera) e non si fermava in un solo punto (come quand’era a pennella), ossia quando era perfetta).








Continua con nuovi capitoli appena possibile
è gradito un commento per incoraggiamento a proseguire


Commenti

  1. Caro Sasà i complimenti ed i ringraziamenti sono in continuo aumento, è ovvio che chi come me sta rivivendo la propria infanzia con i tuoi raccolti, s'aspetta sempre più sorprese per emozionarsi sempre più. E' noto il grande e faticoso lavoro che stai elaborando, è doveroso da parte nostra attendere con rispetto i tempi di elaborazione. Grazie e saluti Tonino Russo

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