La Chiesa de' Cape 'e Morte


‘ Napoli è una città piena di chiese particolari
- tra le tante vi è -
  La Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco





Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco


A proposito di curiosità storiche, vuoi conoscere perché Napoli, più d'ogni altra città italiana, è piena di Chiese, Basiliche, Conventi e Case religiose d'ogni ordine, quali i monaci Domenicani e le monache Domenicane, i frati Francescani, le Clarisse, nonché sette di Gesuiti, e confraternite nate nel Medio Evo come quelle degli Olivetani, dei Teatini, dei Carmelitani, dei Minimi, dei Benedettini e dei Certosini, che erano per lo più popolati dai cosiddetti “Regnicoli”. Una sorta di sottoproletariato clericale, che, per sfuggire alla miseria da cui era afflitta, si riversava nella Capitale del Regno, Napoli, alimentando qualsiasi setta religiosa indossandone il saio, e così riusciva a sobbarcare il lunario. Alcune chiese sorsero per volontà della Nobiltà, che riteneva di espiare i propri peccati, commessi durante la loro vita terrena, e per ringraziarsi il Padre Eterno si davano a fare la carità ai più bisognosi o facendo costruire chiese e cappelle per esercitare il loro culto religioso credendo così, poter salvare l’anima dopo la morte.



Per tale motivo principale nel Seicento un gruppo di Nobili della zona, detta Decumano Centrale, (per intenderci Via Tribunali) per realizzare un luogo di sepoltura cristiana non molto lontano dalle salme dei propri cari (com' era in uso a quell’epoca), in modo da poter influire meglio presso l’al di là e far loro giungere le loro preghiere di suffragio, affinché permettessero raggiungere presto il paradiso, ritenendole sicuramente finite al Purgatorio ad espiare le loro colpe.



Portale d'ingresso della Chiesa
   Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco
                         
Teschio con tibie incrociate di bronzo


La Chiesa, più nota per questo scopo, è conosciuta ed appellata, come ”Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco”, perché fu fatta sorgere nei pressi di una Torre Medievale, che portava un ampio arco di sostegno e che fu fatta abbattere, perché divenuta ingombrante e forse pericolante, per ordine del Grande Viceré Don Pedro de Toledo (Quello che rese Napoli, con le sue idee di grandezza, una delle più belle e moderne capitali europee).



Finestra  a grata di ferro da dove si intravede l'ipogeo delle anime Pezzentelle




  La Chiesa s’incontra lungo Via Tribunali, ed è arretrata rispetto alla strada ed il suo accesso è assicurato attraverso una scala con due rampe di scalini, davanti alle quali sono posti quattro paracarri di granitico lavico sormontati da teschi di bronzo con tibie incrociate, (per questo è conosciuta come ‘a Chiesa de’ cape ‘e morte), simboli che fanno riferimento alla morte, come pure, tale simbologia, si legge dappertutto, sia sulla facciata esterna, che all’interno della stessa chiesetta, dove trovano collocazione Santini, Fiori, Lumini accesi, come un non so che di misterioso, di tetro ed inquietante nascosto.

                              





Nel mezzo dei paracarri, sui quali sono inchiodati i teschi, sulla strada attraverso una finestra rettangolare, che reca incastonata una grata di ferro, facendo intravedere l’ipogeo come un immagine da tanti quadrati tutti uguali, e, pertanto, si notano le sepolture delle cosiddette anime del purgatorio, dette pure “Aneme Pezzentelle”, consistenti in teschi ed ossa per lo più anonimi, sepolti lì per volere di un gruppo di devoti nobili.
Zone all'interno dell' Ipogeo


Terra santa dell'ipogeo delle " Anime Pezzentelle"

                        














                                 

Terra santa dell'ipogeo delle " Nicchie e Scarabattoli"



 
Terra santa dell'ipogeo una delle tante " Nicchie"




  



Nobili, che nel lontano 1605 avendo fondato una Congregazione, recante la denominazione, “Anime del Purgatorio”, approvata poi, con bolla il 13 ottobre 1606 da Papa Paolo V, si prodigarono in modo speciale nell’opera misericordiosa di seppellire tutti coloro, che morivano poveri e senza parenti in un luogo ritenuto santo, qual è una chiesa e farvi celebrare messe giornaliere, in modo che potessero facilmente e presto, (quali povere anime del Purgatorio chiamate amorevolmente “Capuzzelle”), la beatitudine del Paradiso. Tra i nobili benefattori che più si dettero da fare per la realizzazione della chiesa e furono tra i principali fondatori di quel luogo santo, sono ricordati all’interno della chiesa con una lapide sepolcrale Don Pietro Mastrilli, proprio presso l’altare maggiore, morto nel 1607, mentre con un monumento sepolcrale di notevole bellezza, opera di Andrea Falcone è ricordato Giulio Mastrilli.
Come contropartita di quest'atto benevolo per l’ascesa alla Beatitudine Eterna, è noto con il vocabolo napoletano come “ ‘O Refrisco”, (Rituale di culto, che si fonda su una sorta d'adozione, che una persona sceglie un teschio dal mucchio anonimo e se ne prende cura): la Capuzzella adorata, sarà quindi oggetto di preghiere e tributi vari, in cambio si chiederanno grazie, ed ottenutole, gli si accenderanno candele e si tributeranno ex voto. Nella credenza popolare il “Refrisco”, è una preghiera dell’adottante dell’anonimo morto, che è innalzata al cielo, ma i cui effetti dovranno poi ridiscendere sulla terra (quasi come una sorta “ do ut des “ comprendente una parte spirituale fatta di preghiere ed assistenza ed una risposta tangibile da parte dell’anima adottata, che si sarebbe preoccupata di assicurare al suo putativo parente favori e benefici, quali vincite al lotto, soluzione favorevoli ad intricate questioni d’amore ed a complicazioni di vita quotidiana).
Tra le tante Capuzzelle, alcune delle quali sono conservate in apposite cassettine di legno, i cosiddetti “Scaravattoli” (Custodie o gabbiette con pareti di vetro contenenti ossa e resti umani).
Tra gli innumerevoli resti sepolti in quella terra santa, infine, spicca una nicchia, in cui c’è un teschio coperto da in velo da sposa adagiato su un cuscino bianco.
Sono i resti di una certa Lucia, morta all’età di 16 anni, i quali sono legate una serie di leggende e che è pregata ed invocata in massa da fedeli con tanta devozione, sistemando nei suoi pressi moltissimi fiori, santini, foto di persone care morte, immagini di ex voto e lumini accesi.
La più ricordata grazia riferita, alla Capuzzella miracolosa di Lucia, è quella che fa riferimento soprattutto alle zitelle, che invocatola riescono a trovare marito ed a sistemarsi.
Si narra che Lucia fosse una giovane innamorata, morta di crepacuore, poiché il padre, don Domenico d’Amore, principe di Ruffano, volle darla in sposa al marchese Giacomo Santomango, molto più vecchio di Lei. Dopo un brevissimo viaggio di nozze fatto sul mare, ritornando a casa la giovane Lucia ebbe un attacco di tisi violento (già sofferente) e morì tra le braccia del Padre, che volle poi seppellirla nel cimitero delle anime del Purgatorio ad Arco, perché ad esso molto devoto

La Chiesa, “Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco”, è un esempio ben riuscito dello Stile Barocco, specie nella splendida facciata posta all’ingresso, delimitato da un cancello. La Chiesa vera e propria, fu costruita a partire dal 1616 per merito d'insigni architetti, quali l’ingegner Giovanni Cola di Franco e Giovan Giacomo di Conforto.



La facciata, decorata con marmo bianco e bardiglio, rappresenta con motivi descrittivi le finalità dell’Opera Pia (opera volta al salvataggio delle anime del Purgatorio) ed è attribuito allo scultore palermitano Giuseppe De Martino, che operò a Napoli nel 1716. Sempre sullo stesso Portale troviamo accanto ai soliti elementi decorativi tradizionali (teste d’angelo, cartocci, festoni) ai lati due nicchie con rilievi di teschi, ossa incrociate e clessidre, che rappresentano tutti aspetti, che alludano alla caducità della vita ed alla presenza incombente della morte. Tema quest’ultimo molto frequente nell’arte e nella letteratura del Seicento, che si può sintetizzare nel detto latino “Memento Mori” (Ricordati che devi morire). Ammonimento ecclesiastico perenne, stante a ricordare dell’effimerarietà della vita terrena e di volgere il proprio pensiero e l’agire quotidiano anche a quello soprannaturale, (ossia alla vita eterna che è divina)
All’interno della Chiesa si apprezzano opere d’importanti scultori e pittori dell’epoca, che ne risaltano la bellezza dello stile barocco, allora imperante.


 Interno della navata e dipinto sopra la cona dell'altare maggiore

I






Il tipo di Chiesa è quello costituito ad una navata unica avente tre cappelle per lato e l’abside quadrata sormontata da cupola. La volta a forma di botte è piena di cornici in stucchi seicentesche, mentre le cappelle laterali sono incorniciate con archi, rivestiti con marmi policromi e con lesene di marmo giallo cupo sormontate da capitelli corinzi anch’essi in stucco.
Tra le opere, che meritano di essere ammirate internamente, c’è sull’altare Maggiore il magnifico dipinto della “Madonna delle anime del Purgatorio” ,eseguito dal maestro pittore, Massimo Stanzione nel 1638, mentre ai lati, sul terzo altare di sinistra vi è il surreale dipinto di Andrea Vaccaro, raffigurante La morte di San Giuseppe, su quello di destra vi è il suggestivo quadro del grande Luca Giordano, La morte di Sant’Alessio,
Altri dipinti non meno pregiati sono, (che possono essere visti in questa minuscola chiesetta si trovano nell’abside), quello raffigurante sopra la cona dell’altare maggiore “Sant’Anna offre la Vergine bambina al Padre Eterno” opera di Giacomo Farelli datata 1670, mentre sul retro dell’altare s’ammira la spettacolare scultura del cosiddetto “Teschio Alato”, opera eseguita da Dionisio Lazzaro



Scultura del  Teschio Alato di Dionisio lazzaro


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Nella parte sinistra attraverso una porta si penetra nella Sacrestia, dove sono conservati altri dipinti (la Madonna della Purità, di Luis de Morales, la tavola di Sant’Aniello che scaccia i Saraceni da Napoli, di Fabrizio Santafede, e un “San Sebastiano”, opera anch’essa del maestro Giacomo Farelli) e vari manufatti d’epoca, occorrenti per le attività liturgiche dell’Istituzione, quali argenti , calici, ostensori, una pisside riccamente decorata con i simboli dell’Eucaristia e sormontata dallo Spirito Santo.



Insomma un tesoro d'oggetti risalenti ad epoche diverse, che vanno dal sei all’ottocento, che tutto insieme, racchiuso con vetrinette in mobili di mogano antico, rappresentano il Museo dell’Opera Pia, ( la Congregazione delle Anime del Purgatorio ad Arco).
Ricordo giovinetto quante volte ho ammirato questa chiesa, poiché frequentando l’Istituto Tecnico Commerciale “Armando Diaz di Via Tribunali”, e come tutti i miei coetanei passando nelle vicinanze si era soliti mettere le dita (pollice e mignolo simboleggiando le corna) nelle fossette delle orbite del teschi sui paracarri per fare un gesto scaramantico con l’idea di scongiurare un malanno o qualche disgrazia.




  Teschio con tibie di bronzo su paracarro














                      E' GRADITO UN COMMENTO,
SE LA CURIOSITA' STORICA E' STATA INTERESSANTE,
PER INCITAMENTO A PROSEGUIRE CON ALTRETTANTE
 

Commenti

  1. Complimenti! Questo blog è meraviglioso! Grazie per tutto il lavoro che ci sta offrendo...Selene

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  2. Bravo professore... sempre esaustivo.Ferdinando

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  3. Davvero interessantissimo! Complimenti sinceri, sono una apassionata della storia di Napoli, della sua arte e dei suo misteri e apprezzo sempre chi diffonde notizie su una cultura che pochi comprendono e conoscono.

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  4. Ciao, oggi con delle amiche siamo passate x questa stupenda struttura che, contiene un parimonio di cultura di arte  di tradizione..ma sopratutto alimenta e fa conoscere , a chi non ne sa tanto. il culto alle anime del Purgatorio. Come ci diceva la guida "esse" da sempre venerate intercedono x noi presso Dio dal momento che le nostre preghiere le liberano dalle pene...grazie xkè ci siete e con paziente lavoro riportate ai vecchi albori i valori in degrado e abbandono...grazie ancora...Nina e le sue amiche

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  5. Io e papà appassionati di rilassanti passeggiate domenicali per i "vicarielli" di Napoli ci siamo chiesti tante volte di quei teschi sui para carri fuori la chiesa di via dei tribunali. Grazie per la descrizione meravigliosa e per soddisfare sempre tante mie curiosità con i tuoi racconti!! nInoltre, che bella la storia di Lucia!
    Baci, Sara

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  6. Ciao Prof. complimenti per la tua descrizione dei luoghi comuni e non di Napoli e dintorni.
    Il blog è molto interessante, se posso darti un consiglio senza presunzione, per incoraggiare i tuoi visitatori ti occorrerebbe un campo "Cerca nel Blob" renderebbe le ricerche più dinamiche.
    Complimenti e saluti Guerino

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  7. GRAZIE PER RICORDARE LA MIA NAPOLI. CONTINUA

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