Il Borgo di Santa Croce - Chiaiano


Il Borgo di Santa Croce




Panorama del borgo di Santa Croce - Chiaiano



Il borgo di Santa Croce



Piazzetta Santa Croce


Santa Croce è una contrada di Chiaiano, o meglio è un borgo collinare facente parte del vasto territorio della ex Circoscrizione di Chiaiano , che ora insieme ai quartieri di Piscinola e Scampia costituisce la VIII^ Municipalità di Napoli.

Santa Croce, quindi , è il borgo a nord - Est di Chiaiano, e la sua nascita, rispetto alle altre contrade di Chiaiano, è forse la più recente. L’unica fonte della sua formazione ci è data dagli archivi ecclesiastici, in cui si parla di un'antica cappella di S.Croce ad Orsolona, quando dipendeva giurisdizionalmente dalla Chiesa di S. Maria delle Grazie di Capodimonte.

È probabile, pertanto, che i primi insediamenti di famiglie sorti a Santa Croce fossero a carattere silvo-pastorale, sulla piana dell'Orsolone, cioè, si siano avuti nel periodo romano con l'assegnazione di terre ai coloni, o meglio a contadini terziatori o parzionari ai quali i monasteri affidavano i loro terreni,

La conferma ci viene da un ritrovamento archeologico cui un'antica lapide sepolcrale che, come riferisce lo storico, Capaccio, fu trovata nel casale di Santa Croce,  quando nel 1893 a seguito di un restauro dopo un incendio della sacrestia della chiesa di S. Croce ad Orsolone,  riportante la seguente dicitura:                "ET CORNELIAE FELICULAE UXORI"

Nel periodo longobardo o poi durante il Ducato napoletano, le donazioni e lasciti fatte alle chiese e ai monasteri e pertanto molte delle proprietà terriere finirono col determinare i cosiddetti  casali, per cui con lo stesso criterio nacque così, pure  S.Croce.

Avvalora tutto ciò un atto rogato, dove è vergato che il 10 ottobre 1130, che Sica e Drosa, figlie di Cesario Calli, detto "Bacchettone",  permutarono con Gianbattista Salernitano, signore delle terre della collina a nord di Capodimonte, un terreno nel luogo detto "Publicati et Lamme Claulanum" cioè di PoIvica e lave di Chiaiano vicino al Cavone di Pesaturo.


 
Mappa della zona da via croce  ed il cavone di pesaturo







 L'appezzamento del terreno confinava, tra l'altro, ad oriente con la terra della Chiesa di S. Croce della regione "Forurn" cioè al Mercato Vecchio. da cui aveva ingresso.  Si argomenta, quindi, che la Chiesa di Santa Croce possedeva un fondo che dalla via Croce di Polvica si estendeva fin sopra ed oltre l'attuale cimitero di Chiaiano verso i "Calori" per cui luogo che ci interessa venne a trovarsi sopra il detto fondo di S. Croce o nel fondo stesso (R.N.A.M. -131 e 132 D.C. ) 
La stessa Chiesa possedeva altra masseria a Marianella e chissà quante altre doveva possederne sulle pendici dei Camaldoli, verso l'Arenella ed altrove, per cui la cappella a "Ianula", poi Orsolone, per distinguerla  da altre recanti la stessa denominazione.

Nel 1688 fu costruita l’attuale Chiesa anch’essa recante la stessa denominazione “ chiesa di Santa Croce” sullo stesso terreno (noto come Orsolona) della vecchia cappella. Il territorio della nuova parrocchia fu ampliato, comprendendo altre cappelle (Cappella dei Cangiani e quella della Reginae Paradisi ai Guantai) nonché tutta la zona di Nazareth.

Il borgo di S, Croce si chiama così, per I'antica cappella, esistente sul posto già prima del 1688, epoca in cui fu eretta l’attuale Parrocchia.

In tali borghi o contrade, fino al 1805, la parrocchia  rappresentava oltre a luogo di preghiera, di festa, era anche funzione di cimitero, di municipio, sia come ufficio anagrafico che di stato civile, ma in essa, e successivamente nelle Arciconfraternite contigue, si riunivano il sindaco e gli eletti.

 Tutto ciò quindi avveniva nelle chiese e negli spazi antistanti ad esse, finché con la Rivoluzione Francese, ed a seguito della Repubblica Partenopea nel 1799 e poi il decennio deIIa occupazione militare francese, sotto il regno di Giuseppe Bonaparte e di Gioacchino Murat, il popolo cominciò ad allontanarsi  dalla chiesa ed  ad esercitare la vita organizzativa civile fuori dalle mura ecclesiastiche, creando edifici come il municipio, il cimitero e spazi per le feste, e nacque così il cosiddetto periodo civile.

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Con la fine del feudalesimo e la nascita dei Comuni, il borgo di S.Croce entra a far parte (nel 1807) del territorio dei Comuni Riuniti di Chiaiano, Polvica e S.Croce.

Subì così tutte le vicende politiche e amministrative dei Comuni Riuniti facendo parte del Circondario di Marano, mentre come giurisdizione ecclesiastica apparteneva alla Diocesi di Pozzuoli.

 Nel 1926, infine, durante il periodo fascista divenne insieme a tutti i Comuni riuniti quartiere di Chiaiano e Uniti, facente parte della Grande Napoli.

 E' stato facile conoscere il toponimo del luogo di S Croce, mentre non lo è per "Orsolone".Si conosce solo che il luogo già nel periodo ducale si chiamava "Ianula" come è certo che già nel 1646 il nome si era trasformato in “Orsolone". 

Orsolone potrebbe derivare dalla zona  che va dalla Porta Donnorso esistente fuori le mura della città,  fino allo Scudillo che era  di proprietà della famiglia Ursi o Orsi cioè di quel Pietro Ursi, detta "Comite Maurone" il cui figlio Gregorio, nel 1066. donò alla Chiesa di Santa Restituta nel Duomo di Napoli un fondo alla Conocchia, allo scopo di godere delle preghiere che i sacerdoti o chierici recitavano in detta Congregazione. . Tale fondo confinava con i terreni di proprietà degli eredi di Maio. che fino a pochi anni fa possedevano e dove attualmente è stato costruito il Nuovo Policlinico.

Per completare la storia recente di Santa Croce, ho l’obbligo di far ricordare ai posteri, due figure  che nella loro vita si sono prodigati per far conoscere la soavità e la bellezza naturale del piccolo grande Borgo di Santa Croce.

Il primo personaggio è stato: “ Luigge ‘ O Zaine, de’ Calure ‘e Vasce”, alias Luigi Ruggiero ('o Comunestono), che nella sua ignoranza, era convinto di conoscere la vita e comprendeva i fatti, che accadevano, poiché aveva una fede incrollabile nel Comunismo, era un fanatico ed acceso comunista con i suoi baffoni alla Stalin. Le sue convinzioni erano così forti che non disdegnava di manifestarle specie durante il periodo fascista, che lui riteneva male estremo dell’umanità.
L’unica speranza per lui era che il Comunismo era l’unica forza per far cambiare la realtà esistente, fatta da ingiustizie e sopraffazioni delle classi dominanti, dei padroni, dei Signori nobili.
Fu un instancabile difensore dei deboli, degli operai e si batté con tutte le sue forze contro i fascisti ed i nazisti tedeschi, difendendo il famoso ponte di Via Margherita nel tratto dei Calori di basso fino a Chiaiano dai guastatori nazisti, che volevano farlo saltare durante le 4 giornate di Napoli del 1943.
Difese i suoi compagni di lavoro, “ ‘E Muntesi”, ossia i Cavapietre, operai, che lavoravano estraendo pietre di tufo dalle cave disseminate dappertutto nella selva, per conto di vari padroni, che volevano spadroneggiare senza pagare il giusto salario, dovuto per quel pesante, pericoloso e monotono lavoro.
Per arrotondare il suo esiguo reddito di cavapietre, esercitava una piccola attività secondaria, quella del Taverniere-oste, anche se il luogo, dove vendeva il vino da lui prodotto, non era né una bettola, né una taverna, ma la sua abitazione a Calori di Basso, offrendolo a prezzo modico ai viandanti che passando nei pressi, si fermavano per una breve sosta, mentre si recavano al borgo di Santa Croce, attraverso via Margherita, quando non c’era ancora Via Toscanella, 
Tale sosta era quasi obbligatoria per tutti quegli operai, che, terminato il loro lavoro dall’Ospedale Monaldi o dal Cardarelli, si ritiravano a casa, a cui non dispiaceva la piacevole bevuta, facendosi un quartino di vino, quello buono di Luigge.
L’altro personaggio, diciamo pure mitico fu Raffaele Martino, conosciuto come "Rafele 'E Santa Croce", che eletto segretario della sezione del PCI nel 1950 non fece mai mancare la voce del Borgo di Santa Croce nei vari contesti, dove partecipava per far conoscere i problemi della sua zona, come l’illuminazione delle strade, il sistema fognario inesistente, la scuola periferica elementare, la ristrutturazione del Cimitero locale, ma soprattutto la tagliatura dell’erbaccia che invadeva le strade di accesso al Borgo, quando il loro tracciato attraversava le campagne, e quasi come  vigilante costringeva, i lavoratori addetti alla pulizia delle strade, a rendere il  transito  normale delle stesse, sicuro ed efficiente.  Con l’istituzione della Circoscrizione del Quartiere di Chiaiano, che comprendeva anche il Borgo di S.Croce, fu fino alla sua morte, eletto Consigliere di tale consesso amministrativo, e fu un preminente rappresentante della sua contrada ( S.Croce) tanto che spesso durante l’assise si discuteva delle problematiche del suo borgo, come la costruzione della scuola elementare di santa croce.
Il suo prodigarsi attivamente per la sua comunità (Santa Croce), era molto apprezzato e stimato dai cittadini di quella zona, che  durante le consultazioni elettorali, il suo partito il Pci nei seggi locali, dove si votava, superava sempre più del 50% dei consensi.
La prima volta che tale avvenimento si verificò, fu durante la consultazione sul Referendum, abrogativo del divorzio del 1975, e per questo motivo fece imprimere sull’insegna della Sezione locale del PCI, la scritta “16 giugno 1975” per far ricordare nel tempo il suo impegno inconfondibile, che la lotta paga.
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