Il mito di Maradona a Napoli



IL mito di Maradona

Altarino inneggiante Diego Armando Maradona a Napoli










 Inno di benvenuto  al calciatore " Diego Armando Maradona  a Napoli



Fu il luglio del 84′ e tutto Napoli si produsse in un delirio generale: i quotidiani locali stamparono delle edizioni straordinarie, i giornalisti della  testata "Napolinotte" regalavano l'edizionwe serale del giornale alle auto in coda sul Corso Vittorio Emanuele, mentre si accingevano ad andare far festa a Mergellina. Poi la famosa incoronazione al San Paolo, che si riempì come mai era accaduto. Bambini e vecchi a guardare con gli occhi spalancati Diego, che regalò qualche palleggio,  qualche sorriso, una punizione meravigliosamente bella e poche parole urlate al cielo: “Grazie Napoli!”.
Poi è accaduto l’incredibile, e anche di più. Per Napoli Maradona è stato tutto, il più bel romanzo d’amore fra una città e un giocatore, senza paragoni. Diego è stato una sorta di figlio adottivo fatto a perfetta immagine dei genitori acquisiti: più napoletano della genialità partenopea, più napoletano delle miserie umane di Napoli.
Maradona è preso dall’amore folle della gente di Napoli, continua a fare vita a sé, ma sente anche il dovere di ricambiare quella passione travolgente di chi, pur in mezzo a mille difficoltà, trovava con lui una gioia mai provata prima. Napoli apparteneva a Lui e si raccontava con un malinconico brivido quel che succedeva alla fine di ogni allenamento, sul piccolo campo di Soccavo, al Centro Paradiso, sede sportiva azzurra, dove gli scugnizzi si mettevano buoni, per una volta.
Il Napoli in quel fantastico periodo vince praticamente con Lui solo due Scudetti (’87 e ’89) , una Coppa Uefa (’89) ed una Coppa Italia .
Maradona è osannato come un Dio vivente , una santo protettore, e la città pare come se LUi la portasse in braccio. Napoli impazzisce di gioia rivelandosi nel suo lato più bello. fu la più bella poesia mai scritta sul calcio,ed ogni napoletano riuscì ad esprimere versi che nascevano nel cuore , nell'animo come quello con striscioni indimenticabili, come quello raccontato da Ciro Ferrara dopo il primo Scudetto, lasciato sventolare affianco al tipico bucato appeso nei quartieri poveri: “Me pensavo ca murevo e ‘stu juorno nunn’o vedevo”.
Lo striscione più sensazionale che fu posto all'ingresso del cimitero di Poggereale di napoli: " Guagliù:  E' ca ve site Perze ". dopo la conquista del primo scudetto, nel 1987.





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Dopo una settimana , ci fu la risposta dall'aldilà:
" Ma chi ve l'ha ditte, pure nuje aimme festeggiate"!


L’abbraccio dei napoletani è così forte da divenire fin da subito asfissiante. Diego non può praticamente uscire di casa, ed è anche per questo che aspetta la notte. In mezzo a tutti i successi, i trionfi, troviamo ovviamente anche il marcio. Il Maradona dei night, delle frequentazioni imbarazzanti 
Si disse anche in quel periodo di tutto e di più, furono accuse sacrosante e i pettegolezzi più infami non mancarono, come l'accusa, di essere tossicomane,tale da sprofondare terribilmente negli inferi di Napoli e del suo vuoto esistenziale.


Può sembrare strano, ma per almeno cinque anni Maradona è stato un drogato e anche il miglior calciatore della storia. L’apice della sua carriera furono i Mondiali ’86, senza dubbio. Il famoso Mondiale vinto da solo, grazie anche alla famosa “mano di Dio”, il gol degli undici tocchi partendo dalla propria area scartandosi mezza Inghilterra, i passaggi perfetti, il repertorio imbarazzante. Quel Campionato del Mondo mandò in delirio non solo il popolo argentino, ma soprattutto quello napoletano. Non è mai esistita persona che abbia portato tanta allegria in realtà povere come ha fatto Maradona. In questo, almeno in questo, è stato il più straordinario portabandiera del calcio, e nessuno può negarlo.
Tanti sono gli episodi della sua vita dietro ai quali si nasconde un intero mondo; le battaglie, le relazioni, il famoso “hijos de puta!” urlato in faccia alla telecamera ai tifosi romani che  fischiavaro l’inno argentino. Maradona ha avuto tanti torti, tantissimi,  non sempre aveva ragione, ma negli attacchi dei potenti del calcio uscì con le ossa rotte perdendo tutte le sue battaglie. La conseguenza della sua generosità diciamo autodistruttiva è stata quella più che naturale: andare a fondo senza trascinare nessun altro nel baratro, ma continuando ad essere adorato da tutti i suoi compagni. Ha venduto l’anima al diavolo ma non ha mai commesso infamie contro qualcuno; ne ha invece subite molte.
 
Nel ’91 arrivò una squalifica grave dopo una partita col Bari per doping (la coca ovviamente): 15 mesi fuori. 
Nel tabernacolo sta un'ampolla, dove sono conservate "Le lacrime amare dei Napoletani" dopo la sua finenella sua permanenza a Napoli.
L’Inizio della fine, la fuga da Napoli, gli arresti, la guida pericolosa, la dipendenza dalla droga arrivata a livelli disperati. Si racconta che abbia lasciato malamente Napoli, ma non fu così.
 A Montecalvario come alla Sanità, a Posillipo come ai Quartieri Spagnoli, è sempre tuttora presente, come se giocasse ancora. Si vendono ancora le sue maglie, è citato nella simpatia finta e autocompiaciuta di certi ambienti (la scritta “Per noi Maradona è un poeta” alla Feltrinelli della stazione) così come nell’anima vera di Napoli: il famoso “altarino di Maradona” con le sue foto, i santini e un suo presunto capello tenuto sotto teca. 
La carriera del calciatore Diego Maradona è praticamente finita a Napoli, ma la storia d’amore tra lui e la città va avanti ancora.
Maradona fece in tempo a segnare un ultimo gol a un Mondiale, quello del ’94, e fu bellissimo. Era ormai un ex calciatore, ma sottoponendosi ad una dieta ferrea era tornato in condizioni accettabili. La sua presenza era stata fortemente voluta per scopi commerciali, probabilmente accompagnata da garanzie (poi tradite) di non sorteggiarlo al controllo antidoping. Era cocainomane confesso e aveva assunto anche dell’efedrina, sostanza usata per sopportare la fame durante le diete estreme. Fu sorteggiato dopo quel gol meraviglioso, seguito dall’urlo liberatorio, e il suo Mondiale finì subito. Oltre al danno, la beffa: si sentì usato, aveva ragione.
Cosa c’è altro da dire. E’ stato più volte sul punto di morte, si è gonfiato a dismisura riuscendo poi a rientrare nel peso forma, ha avuto problemi col fisco italiano , ha allenato l’Argentina in un Mondiale.
 Se l’è sempre cavata, è uscito dal tunnel della droga e ha trovato una maggiore stabilità emotiva. Speriamo che riesca a risorgere ancora meglio col passare degli anni.
Non ci sarà più un giocatore in grado di incarnare un mito come Diego. E’ stato un paradigma di bellezza, la fantasia al potere, il genio che supera naturalmente la regola. Chi lo adora osserva il suo lato oscuro senza giudicare, talvolta considerando i suoi difetti come pregi visti di spalle. Non a caso fu coniato lo slogan " la classe nun è acqua" pensando a Diego Maradona.

Tutto questo amore per un calciatore , come Diego Armando Maradona. si può definire vera "passione"



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