Il Mito di Danae


Dipinto del Grande Tiziano del Mito di Danae





A proposito della Mostra pittorica del grande Tiziano che si è tenuta a Napoli nella Reggia di Capodimonte nel giugno 2006, stupisce il modo e la grazia con cui è raffigurata “DANAE”, nota perché rappresenta il mito dell’onnipotenza del danaro sui cuori, tanto che riesce ad aprire le porte custodite più solidamente.



Iniziamo col narrare che la storia trae origine ad Argo al tempo del re Acrisio, che alla nascita della figlia Danae, sconsolato e desiderando avere un maschio, si recò presso l’oracolo d’Apollo per chiedere se in seguito l’avrebbe avuto.
Il Dio gli rispose negativamente anzi gli annunciò che sua figlia, Danae, avrebbe partorito un figlio per continuare la sua discendenza, e gli profetizzò infine, che il nipote, appena fosse divenuto adulto, lo avrebbe ucciso.
Acrisio, spaventato e volendo impedire che la profezia s’avverasse, fece costruire una camera di bronzo sotto terra vicino alla sua reggia e vi rinchiuse la bella Danae con la sua nutrice, lasciando una sola fenditura nella volta per far passare l’aria.
Le grazie di Danae non sfuggirono a Zeus (Giove), che invaghitosi, si trasformò in una pioggia d’oro, che penetrò attraverso la fessura del tetto della camera ed ottenne l’amore della ragazza.


 

Opera del pittore Klimt nella raffigurazione del mito di  Danae
celebrando la donna ed  l'eros e, privilegiando nel miglior modo il color dell'oro




Danae, dopo la seduzione divina, anche se rinchiusa nella bronzea prigione, riuscì a concepire il figlio di nascosto e poté allevarlo per vari mesi, finché un giorno il crudele padre udì la voce del piccolo.
Acrisio, non volendo credere all’origine divina di questa seduzione, fece uccidere la nutrice, che riteneva complice del misfatto, e decise di lanciare in mare in una cassa di legno la figlia col bambino, per non macchiarsi d'infanticidio.
La cassa navigò sotto la protezione di Giove, finché le onde non la spinsero sulla spiaggia dell’isola di Serifo, dove fu raccolta da Ditti, fratello del tiranno Polidette, che ivi comandava.






Danae e Perseo rinchiusi nella cassa,
- olio su tela, del 1862 dipinto 
di John William Waterhouse



Il piccolo crebbe felicemente nella casa di Ditti e divenne ben presto un giovane bellissimo e fortissimo e gli fu dato il nome di Perseo, divenuto poi il mitico eroe, che decapitò la Gorgone dai capelli di serpenti aggrovigliati, La Medusa, grazie all’aiuto della dea Atena.








 
Perseo e Medusa - scultura di Antonio Canova
 (Metropolitan Museum of Art, New York, 1804-1806)



 
Perseo con la testa di Medusa
scultura di Benvenuto Cellini
Firenze (nella Loggia de' Lanzi)


 

Perseo, dopo tante altre peripezie ritornò infine ad Argo insieme alla madre Danae ed alla sua consorte Andromeda per incontrare il nonno Acrisio.
Dopo vari anni felici Perseo partecipando sull’isola di Larissa ad una gara in onore del padre del re di Teutamide, nel lanciare il proprio Disco, colpì Acrisio , e l'uccise, a causa dei un forte vento che si alzò all’improvviso,  facendo così compiere la predizione.

 






Questa leggenda mitologica c'insegna due cose : 1° con il denaro si ha la sensazione di poter ottenere quasi tutto, anche le cose più improbabili, come l’amore, la longevità fin quando è possibile; 2° con il denaro non si può acquistare nè l’eternità , nè  evitare il compimento, già tracciato , del proprio destino ( il fato)

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