IL mito di Anna perenna





IL mito di Anna Perenna





Nella mitologia romana esiste una divinità, che incarna un archetipo della Madre, ed è Anna Perenna.
Ella è una divinità antica di cui poco si conosce e quel poco è avvolto nel mistero.
Esistono diversi miti, o per meglio dire delle leggende su Anna Perenna che assumono spesso significati distanti e complementari. Ovidio infatti, racconta che un tempo c’era una vecchietta di Bovillae (l'origine del toponimo Bovillae.  deriverebbe da "bovis hillae" ("intestini di bue"): questo nome così strano narra di un bue offerto come vittima sarificale presso il tempio di Giove Laziale a Monte Cavo), che, mossa a compassione dei Plebei romani,  che si rifugiarono sul Monte Sacro, nel 494 a.C. abbandonando Il villaggio, dove vivevano, per opporsi alle continue vessazioni dei Patrizi (i cosiddetti Nobili Locali), che imperavano a quell'epoca, furono da lei aiutati a resistere nelle loro giuste rivendicazioni.
Il suo aiuto si concretizzò nel farli sopravvivere, rifocillandoli con alimenti da lei stessa realizzati, con prodotti   ricavati dalla terra, che coltivava in quel suo territorio, che poi, trasformava in cibo da poter essere consumato.
Per questi poveretti, infatti,  riuscì ad impastare pani ed a distribuirli a quella folla di disperati, priva di mezzi di sussistenza, perché scappati via dalle loro casupole senza portare alimenti, ne vettovagliamento per sopravvivere.
 In suo onore e in memoria di ciò, che lei fece, gli antichissimi popoli romani, le  dedicarono in seguito una statua alla quale veniva tributata una venerazione entusiastica. 
Qualunque sia la sua origine, questa dea romana era vista come la persononificazione femminile della terra, che presiedeva il corso dell’anno, e  che incarnava il perpetuo ritorno.
Da molti era considerata come l'identica precedente divinità etrusca della terra.
 
Anna Perenna ( Dea etrusca della fertilità)


 Anna Perenna si offre agli occhi moderni di una civiltà ormai disincantata, come una sorta di befana arcaica, che, come vedremo più avanti, si sostituisce a Minerva, insidiata da Marte, per ingannarlo divertendosi, e ci appare come ciò che resta della incarnazione di Annapurna, la Grande Madre.
La tradizione più comune, identifica con Anna Perenna, la sorella di Didone( la compagna innamorata di Enea, abbandonata), che dopo la tragica morte di questa, si rifugiò nell'isola di Malta, presso il re Batto, per sfuggire al fratello dispotico , Pigmalione,

Anna Perenna e la sorella Didone






Nuovamente costretta a prendere il mare, naufragò con la sua nave sulle coste del Lazio, dove incontrò, Enea , che in un primo momento la scambiò per Didone e per farsi perdonare l'ospitò amorevolmente
Ben presto Anna Prenna suscitò la gelosia della moglie laziale di Enea, Lavinia, che la sottoponeva a continue vessazioni, tanto che la poveretta avendo sognata la sorella Didone una notte, fuggì di nuovo e questa volta trovò riparo tra gli antri del fiume Numicio che la nascose e ne fece di lei una Ninfa, rendendola immortale. 

. A questi racconti Ovidio aggiunge i nomi di altre divinità, che potrebbero assimilarsi ad Anna Perenna, ma, prescindendo dall’elenco dèe che Ovidio ci propone, quel che richiama l’attenzione è il fatto che in entrambe le leggende brevemente presentate, Anna Perenna è originariamente una donna: una vecchietta bonaria nel primo caso; ed una principessa perseguitata nell’altro.
Si può dedurre sia nella religione romana, assai più che in quella greca, le divinità più potenti si celano spesso come esseri umani.
 Osservando meglio nei racconti di Ovidio, la vecchietta di Bovillae appare connessa al pane e quindi alle biade e al frumento. Essa protegge i plebei del Monte Sacro, come Cerere protegge la plebe Romana. Nessuna divinità più della Cerere Romana negli scavi è legata alla plebe, tanto che il celebre santuario dell’Aventino, dedicato a Cerere, Liber e Libera, fu eretto per commemorare la vittoria dei Plebei sui Patrizi,
Non a caso su una medaglia consacrata ad Anna Perenna, è incisa la figura di una Vittoria su una quadriga che avanza veloce come il vento, verso un orizzonte sereno. Sull’altro lato della moneta,sembrano essere effigiati un Càduceo che germoglia dalla terra e una stadera.
Medaglia trovata nesgli scavi Di Boville pressi i Parioli




Anna Perenna si può identificare come l'incarnazione di Annapurna, la Grande Madre.

“Annapurna” significa «piena di cibo», colei che nutre, epiteto che si può collegare nei secoli sia alla Diana di del tempio di Efeso dalle mille mammelle, considerato una delle Sette meraviglie del Mondo, che era adorata soprattutto come dea della fertilità. 
 
La statua di Diana del tempio di Efeso




Alla stessa stregua si può  collegare la Vergine Maria, poi dichiarata «Theotokos» (generatrice di Dio, non solo di un uomo), perchè generò il Pane di Vita, il Cristo che offrì Se stesso all’umanità da redimere.
La radice sanscrita «ann» (cibo) riappare nel termine latino «Annona» (chi si occupava di garantire rifornimenti e approvvigionamenti a Roma e la Dea romana del nutrimento e dell'abbondanza, raffigurata con un fascio di spighe tra le mani) e nel nostro «mercato annonario»



È probabile però che nei secoli il significato reale, vivo e teologico, di Anna Perenna sia andato mano a mano dissolvendosi, e che il popolo romano abbia unito l’idea di avere una dea, che nutriva e che si occupava dell’intero ciclo dell’anno con l’etimologia di «annus», facendo di lei una divinità dell'anno ritornante: durante la sua festa ci si augurava a vicenda di «annare perannareque commode», di passare un buon anno fino alla fine.

L’altra etimologia «amnis perennis» ne fece anche una divinità delle acque, venerata in una fonte di Roma.

Gli antichi Dei diventano per i romani, nel tempo, buffoneschi, «vecchi» e ridicoli proprio, perché hanno perso la loro forza temibile.
In qualunque modo sia giunta nel Lazio ed anche i Italia, questa divinità testimonia la presenza della Dea Madre in tempi arcaici, quando il suo culto legato alla terra e alla fertilità era sentito e onorato..
Ma chi era in realtà Anna Perenna? Alcuni   studiosi  sostengono   che  essa   fosse originariamente  una dea etrusca, che presiedeva alla crescita degli esseri  viventi,
In definitiva, Anna Perenna, questa divinità dallo strano nome si  può affermare chela sua etimologia proviene dal latino, dal verbo  “annare”, che significava “introdurre  nel nuovo anno” e “perannare” “accompagnare per tutto l’anno”. 
Si può concludere che Anna Perenna, era la Luna nuova, colei che   introduceva nel nuovo anno gli antichi Romani e li accompagnava con le sue fasi per  tutti i dodici mesi.  Era insomma l’immagine visibile della Grande Madre celeste che con la  sua luce abbracciava amorevolmente le creature terrestri nutrendole e proteggendole.
 I nostri sensi nel pensare ad essa dovrebbero essere impegnati al momento del pasto in un'unica direzione: odore, colore, sapore, rumore, un’immersione totale e consapevole del momento.
Molti ci inducano a meditare ed a capire la continuità  e la scorrevolezza delle nostre attività per conseguire il fine della nostra esistenza.
Quindi Anna Perenna rappresenta la migliore occasione dell’incontro con il cibo, materia viva ed espressione stessa dei principi della Natura..
Nutriamoci con più rispetto, consapevolezza e moderazione, sentiremo l’energia pura della vita entrare in noi ed Annapurna (Anna Perenna) dea benevola, amorevole nutrice, tornerà a sorriderci.
 

Commenti

  1. Bellissima figura femminile che costituisce un legame generoso e altruista tra i bisogni umani e la natura, successivamente diventata seconda natura, quella sociale. Grazie!

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  2. mi è piaciuta tantissimo!!! anna de luca.

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  3. Ti ringrazio, Sasà. La mitologia dei nostri avi può rappresentare (per me lo è) i racconti favolistici dell'infanza di noi più adulti: un testimone che passava di generazione in generazione e poteva, a pieno diritto, dirsi parte della nostra cultura. Noi abbiamo saputo fare altrettanto? Abbiamo, a nostra volta, passato il testimone o dove l'abbiamo lasciato cadere?. Donato Marano

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