La storia di " 'A Vecchia 'O Carnevale "

  La storia di " 'A Vecchia  'O Carnevale "


Maschera doppia di Pulcinella e   " 'a Vecchia ' carnevale "



E' un rito propiziatorio, è il ballo effettuato, noto come  ‘A Vecchia ‘O Carnevale, ancora  oggi rappresentato nelle zone agricole campane,
Il Ballo è data dalla maschera di Pulcinella a cavallo a la Vecchia, simbolo dell’anno trascorso, che propiziava così l’inizio della festa del Carnevale. 
Il rito è rappresentato da una maschera doppia, nel senso, che il medesimo interprete rappresenta sia Pulcinella e al tempo stesso una donna anziana, che lo porta sulle spalle; e lo fa sovrapponendo all’abito bianco classico, una gonna lunga  di stoffa  color rosso, e innestando la testa e la parte superiore del busto di una donna anziana (fatte di paglia o stoppa insaccate) all’altezza dello stomaco, con braccia anch’esse false, che mostrano di reggere le gambe spalancate, pure di paglia o stoppa, di Pulcinella, che si trova così a inforcare la nuca della Vecchia.
Tradizionalmente la maschera doppia era accompagnata nelle sue uscite da una orchestrina di Pulcinella (di solito quattro piccoli pulcinella) con la maschera alzata, che suonavano il “putipù”, il “triccabballacco”, le “castagnelle” e la “canna.


'A Vecchia 'O carnevale

 Il personaggio femminile che regge Pulcinella è una versione specifica della Vecchia di Carnevale, presente nel folklore campano e rappresenta la vecchia del grano, (in vario modo  la natura appassita, l’anno trascorso, la vecchiaia, il passato individuale e collettivo, la somma di negatività che ha segnato il tempo precedente, e, per un altro verso, configurandosi come simboli propiziatori, perché portano in sé i semi della vita futura.
Queste valenze della maschera, legate alle feste agrarie e ai riti di primavera, erano scomparsi dalla consapevolezza della gente già nel secolo passato.
 Anticamente, a cavallo della Vecchia, Pulcinella, le dava schiaffi, il che provocava l’applauso e le risate della gente, oltre a cio’, recitava formule augurali e raccoglieva le offerte, che erano i cibi rituali del “buon augurio”.
Le uscite della maschera erano calendarizzate, compariva tutti i giovedì “grasso” ed attraversava le vie storiche della città, quelle con più negozi, cantine ed abitazioni, per ricevere un più ricco bottino.

 era accompagnata nelle sue uscite da una orchestrina di Pulcinella (di solito quattro piccoli pulcinella) con la maschera alzata, che suonavano il “putipù”, il “triccabballacco”, le “castagnelle” e la “canna.




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