'O Fotografe










 'O Fotografe


Fotografo ambulante del primo dopoguerra

‘O Fotografe. Mestiere che si esercitava a Napoli in modo ambulante, specie vicino ai monumenti o nelle piazze più importanti della città o pressi uffici, dove occorreva munirsi di foto per ottenere documenti personali, come :. Carta d’identità, Passaporto, Patente, il Porto d’armi o la tessera postale.

Un fotografo moderno fra la folla


 ‘O Fotografe utilizzava Il suo strumento di lavoro,
 la macchina fotografica, che collocava su un enorme trespolo, che consisteva in due scatole di legno cubiche ( la camera oscura), collegate tra di loro mediante un soffietto di panno, che si allungava o si ritraeva per la messa a fuoco dell’immagine per renderla quanto più nitida possibile.
Nella prima scatola era posto sul davanti un occhio di vetro (l’ obiettivo), che era coperto da un tappo, che al momento della messa in posa, ‘o fotografe sollevava per inquadrare al meglio i soggetti da ritrarre, mentre nella seconda, nel parte terminale, veniva posta una lastra che, impressionata dalla luce dell’obiettivo, produceva il negativo, su cui sotto un panno nero che proteggeva l’apparecchio, veniva sviluppata finalmente la foto..
‘O fotografe al grido : “ fermo, non vi muovete
premeva una peretta, che effettuava lo scatto per imprimere e sviluppare poi la foto.
La scena del fotografo ambulante è magnificamente descritta e rappresentata nel film “Miseria e Nobiltà” interpretata dal grande Totò.
L’opera del “ Fotografe” era molto richiesta dalle coppiette languide, dai militari in libera uscita, dalle famigliole vestite a festa e da coloro che avevano bisogno di foto per documenti di riconoscimenti.
Attualmente quest’ultimo servizio è svolto dalle macchinetta automatiche per le foto tessere, che s'incontrano sia nelle sedi municipali delle città, che nei supermercati.
Ricordo appena dopo la guerra la figura de " 'o  fotografo di piazza" , come quello di piazza Dante a Napoli, che con la macchina fotografica automatica a rollino scattava foto continuamente ai passanti, e dopo lo scatto consegnava un biglietto con il suo recapito per favorire eventualmente il ritiro delle foto sviluppate. (personalmente ne ho ancora alcune conservate di quelle foto, scattate in quel modo insieme a mio padre negli anni cinquanta).

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